È un Giro finito ma senza fine, un po' come il trofeo, che è già pronto a Roma per essere consegnato al vincitore: Tadej Pogacar. Quattro vittorie di tappa, distacchi sul secondo e il terzo che nemmeno Merckx, ora il vero interesse è spostato su l'effetto che fa.
Lo sloveno in rosa ha il merito di onorare la corsa, di non giocare né a nascondersi né a difendersi, quando c'è spazio lui lo occupa con una delle sue trovate, con una delle sue magie. Harry Potter Pogacar non si fa pregare, non l'ha mai fatto, per questo piace anche gli aficionados italiani: se c'è terreno per attaccare, lui lo farà. Quindi, anche in quest'ultima settimana di corsa guai a pensare che sarà noiosa e prevedibile. Guai a ritenere finito ciò che è ancora indefinito, nel senso che mago Taddeo non ha ancora finito di far vedere i propri numeri, il proprio repertorio. Il gruppo lo sa e lo sa perfettamente anche il pubblico, che per questo non lo perde di vista manco forse Pantani: con lui ci si diverte, qualcosa dal suo cilindro lo tirerà sempre.
Oggi altra montagna, ma qualcosa è già sparito: non per magia, però. Per il timore delle slavine la scorsa settimana è stato abbassato lo Stelvio e l'associazione dei corridori mondiali (CPA) ha chiesto senza successo di percorrere il tratto iniziale di tappa in pullman, per la pericolosità delle discese e il ghiaccio. L'arrivo, in ogni caso, sarà in salita, a Santa Cristina di Val Gardena.
Domani altra tappa su e giù, con Passo Rolle e due volte il Brocon. Giovedì si arriva a Padova, sperando in Jonathan Milan.
Venerdì altra salita, con il traguardo a Sappada e sabato il Monte Grappa, due volte, prima della passerella finale di Roma e ancora una volata, sperando in Milan. Insomma, c'è spazio per fare tutto e niente, ma con Taddeo tra i pedali qualcosa verrà fuori.
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