Il nuovo campione del mondo di ciclismo è un ragazzo belga di soli 22 anni, che di nome fa Remco Evenepoel e proviene da Schepdaal, 15 km a ovest di Bruxelles. Se volete farvelo nemico, basta che puntiate sui paragoni con Eddy Merckx, del quale sa tutto, ma come spesso ripete, «Non sono un altro Merckx, ma il nuovo Evenepoel».
Si fece conoscere ai mondiali juniores di Innsbruck 2018, quando Remco finisce per terra a una settantina di chilometri dal traguardo. Ruota distrutta e ammiraglia lontana: meccanico lentissimo. Sta fermo due minuti, poi una volta risalito in bicicletta in un quarto d'ora torna al suo posto: cioè davanti a tutti. Sembra un indemoniato, modello Pantani ad Oropa: ne supererà una sessantina. Va al comando con il tedesco Mayrhofer, poi s'invola da solo ai meno 14 km. Così si può permettere di festeggiare come piace a lui, con tanto di mano sul mento a mimare la capretta, goat in inglese, che è anche l'acronimo di più grande di tutti i tempi.
Ieri a Wollongong stessa cosa. All'attacco a sessanta chilometri dal traguardo, via da solo a due giri dal termine, et voilà, il gioco è fatto: campione del mondo dei professionisti a soli 22 anni, dopo aver vinto Liegi, San Sebastian e Giro di Spagna nella stessa stagione.
E dire che questo prodigioso fenomeno del pedale, sapeva farci anche con i piedi. Giocava a calcio, esterno sinistro. Forte e di prospettiva, tanto da essere capitano della nazionale del Belgio Under 15 e Under 16. Aveva cominciato nell'Anderlecht, poi tre stagioni al Psv di nuovo Anderlecht e Malines. Eppure lui non era felice. Passa al ciclismo e l'impatto è dirompente, il mondo intero impara a conoscere ben presto questo ragazzo dalle doti non comuni, che rischia però di morire nel 2020, quando lungo la discesa del Sormano al Giro di Lombardia di Ferragosto finisce giù da un ponte. Dopo quasi 9 mesi di inattività, torna più forte di prima. «È la mia seconda maglia iridata ha spiegato ieri l'asso belga -, ma non si può paragonare questa vittoria al mondiale che ho vinto da juniores. Cosa posso dire? È bellissimo chiudere così una stagione così lunga e così importante... Sapevo di dover attaccare da lontano, in salita avevo le gambe che esplodevano, ma soprattutto abbiamo corso benissimo come squadra» ha detto prima di salire sul podio.
A Remco piacciono molto i pugili: «Sono ragazzi speciali, veri combattenti che a volte hanno una punta di follia».
Nel calcio tifa Anderlecht e simpatizza per Arsenal e Milan e segue molto i belgi che vanno per la maggiore nel campionato italiano come Mertens e Lukaku. Ieri gli italiani di Bennati hanno provato a seguire lui, ma era impossibile: quinto Matteo Trentin, ottavo Alberto Bettiol. Poteva andarci peggio.
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