Il Qatar: "L'omosessualità è una malattia mentale". Ma la Fifa non si indigna

L'ambasciatore del Mondiale: "Accetteremo tutti, ma dovranno adeguarsi alle nostre regole"

Il Qatar: "L'omosessualità è una malattia mentale". Ma la Fifa non si indigna

Il calcio smaschera il Qatar. L'ambasciatore del mondiale, tale Khalid Salman, ex calciatore. Va oltre ogni previsione: «L'omosessualità è una malattia mentale. Durante i mondiali di calcio arriveranno molte cose nel nostro Paese. Parliamo dei gay. La cosa più importante è la seguente: accetteremo tutti coloro che verranno nel nostro Paese. Ma loro dovranno accettare le nostre regole» («Parole terribili», le ha definite il ministro dell'Interno tedesco, Nancy Faeser). Il democratico qatariota ha detto ciò in una intervista all'emittente tedesca Zdf ma è stato interrotto nel suo elegante pensiero e parola, costringendolo ad ammettere che «sono mie idee». Pronunciate da un ambasciatore mi sembrano perfettamente in linea con il codice penale del Paese, articolo 201 con pene di carcere e di fustigazione.

A 12 giorni dal fischio d'inizio della coppa del mondo qualcuno si sta accorgendo della realtà disgraziata, per i diritti civili, di un Paese che ospita la più grande manifestazione sportiva del mondo però supportata dalla Fifa.

Non si è avuta nessuna reazione ufficiale alle parole dell'ambasciatore ma non è il caso di stupirsi, Fifa ha già invitato tutti i tesserati, calciatori, allenatori, dirigenti, ad evitare espressioni, dichiarazioni sul Qatar medesimo, sulla realtà politica e sociale, il pallone deve stare a distanza da argomenti profondi e di libertà, il gioco serve a distrarre il popolo, non soltanto quello arabo.

La stessa Fifa, per bocca del suo presidente Infantino Gianni, si era chiamata fuori da ogni responsabilità per i seimila morti, operai soprattutto, durante i lavori per la costruzione degli stadi e delle infrastrutture del mondiale, confermando che Fifa, come Uefa, vivono nella loro disneyland, tra privilegi e complicità. Già la situazione dell'Iran, la cui nazionale parteciperà al mondiale, dovrebbe suggerire una presa di posizione ufficiale, gli ultimi accadimenti, l'isolamento della nazionale di beach soccer al rientro a Teheran, con il divieto di contatti con i famigliari e i giornalisti, dovrebbe smuovere il governo calcistico di Zurigo ma è inutile sognare l'impossibile. L'Iran giocherà il mondiale, gli omosessuali dovranno muoversi clandestinamente e, comunque, adeguarsi alle leggi del Paese, di che leggi sappiamo. I sovrani hanno appena allentato la presa sulla possibilità di bere birra, dal momento che tra gli sponsor del mondiale c'è Budweiser che garantisce denari ma l'uso della bevanda sarà limitato in locali chiusi e non allo stadio.

Prepariamoci al grande evento, con gli inchini e il narghilé, non si preannunciano genuflessioni a centrocampo

e magliette con parole di contestazione, tutti uniti e liberi nel nome del pallone. L'ambasciatore Khalid Salman sarà in tribuna, pronto ad abbracciare i vincitori. Ovviamente dopo aver chiesto le loro tendenze sessuali.

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