Ma Rafa non coglie l'attimo. È nel club degli "irritirabili"

Lo spagnolo spreca l'occasione di lasciare nel punto più alto della sua carriera come l'amico Federer, Rossi...

Ma Rafa non coglie l'attimo. È nel club degli "irritirabili"

Rafa Nadal re del tennis, padrone della sacra terra del Roland Garros si mette al collo la quattordicesima catena dorata sulla terra rossa, lascia dietro Djokovic e Federer, guarda il giovane norvegese appena battuto e si domanda se è giusto fermarsi. Il suo piede malandato, la sua età, la vita randagia dovrebbero dirgli che dovrebbe lasciare la scena. Lui non sembra più d'accordo, il suo giubileo potrebbe continuare anche in una stagione dove ha già dovuto fermarsi, in un anno dove i grandi vecchi dello sport sembrano ritrovarsi tutti nella piazza grande dell'arte agonistica sapendo bene che i giovani rampanti che vogliono la corona all'inizio li hanno amati, poi crescendo li hanno sfidati e giudicati e ora non li perdonerebbero se volessero ancora stare in testa alla corsa.

Lo hanno detto e scritto in tanti: ritirarsi è difficile perché la vita che verrà dopo sembrerà banale, vuota. Profumi, tensioni, felicità, delusioni, ma sempre dentro l'arena. Fuori cosa succederà?

Nadal ricchissimo, magari non come Lebron James che anche dopo un anno balordo non sembra volersi ritirare dal grande basket, ma quelle catene dorate saranno sempre catene. Lui ha detto che salterà Wimbledon perché sull'erba il piede potrebbe ricordargli quello che il ginocchio sta dicendo da tanto tempo a Federer, quello che i chirurghi hanno cercato di sistemare nelle gambe di Zlatan Ibrahimovic. Davanti allo specchio vedi le rughe, le ossa ti dicono che sono stanche, ma poi senti l'applauso, ti trovi sul campo centrale e quegli applausi diventano una droga. Chiedetelo a Valentino Rossi anche se il suo ritiro dalla scena è avvenuto dopo aver capito che non era soltanto la sua moto a non andare forte come le altre. Domandate a Buffon se è valsa la pena di prendersi qualche critica e qualche gol evitabile con il Parma in serie B. Ora, mentre salutiamo il guerriero Chiellini che va in California a cercare nuove dimensioni, ci chiediamo se avrà la forza di smentire chi accusa i campioni a fine carriera alla ricerca di pensioni dorate. Nel basket italiano lo abbiamo fatto spesso con i fenomeni che arrivavano dalla Nba. Quando Milano ingaggiò Bob McAdoo la gente mormorava, i compagni si domandavano ma cosa vuole questo. Poi hanno scoperto che non c'era età per il grande campione, una conversione facile davanti al talento. Sarà così nella prossima finale italiana del basket che si inizia mercoledì a Bologna: i grandi protagonisti sono tutti nello stesso confessionale di Nadal.

Vero che le alternative ad una vita sotto i riflettori crescono soltanto su alberi immaginari. Noi godiamo vedendo in campo leoni che anche con una spina nella zampa non si fanno prendere a bastonate. Siamo rimasti incantati mentre suonava la musica nel giorno in cui Nadal ha messo fuori dal torneo di Parigi Djokovic. Ieri, in Polonia, Allison Felix, 37 anni, straordinaria interprete della grande atletica, ha sorriso elegante ad una giovane avversaria che l'aveva battuta. Per lei questi sono viaggi nel ricordo, ha già detto che a fine stagione penserà ad altro, già, ma prima li farà i mondiali? Sempre ieri Vincenzo Nibali che ha salutato alla grande nel suo ultimo Giro d'Italia si è fermato davanti alla fontana della giovinezza domandandosi se non sarebbe davvero bellissimo chiudere tutto indossando per l'ultima volta la maglia azzurra ad un mondiale.

Molti non ce la fanno a staccare.

Nei tornei tutti eccitati davanti a nuovi talenti, ma poi quando sul campo arrivano i

grandi vecchi ecco la gente in piedi. Non li vorrebbero lasciare mai. Chiedete ai tifosi del Milan se si accontenterebbero di avere Ibrahimovic soltanto come capitano motivatore come negli ultimi mesi della corsa scudetto?

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