Gp Monza, il re è Vettel. E il popolo rosso si ribella

Fischiato Seb: "Ero pronto, l'avevo anche detto al team". Gara da leone di Alonso. E Massa lo aiuta ancora

Gp Monza, il re è Vettel. E il popolo rosso si ribella

Nostro inviato a Monza

Quei fischi cafoni vengono prima di tutto anche se arrivano dopo tutto. Vanno raccontati prima della vittoria di Seb Vettel, prima della gara di leone Alonso, prima di quelle sue frasi sui media e nello specifico sui giornali che per vendere e fare titoli cercano di creare zizzania fra lui e la Ferrari che ama tanto e tratta davvero con il velluto. Quei fischi sotto il palco della premiazione rimbomberanno a lungo nel paddock al centro del parco. Sono fischi ingrati verso un campione che ieri ha vinto davanti ad Alonso la gara numero sei della stagione, cioè tante quante quelle conteggiate tutti assieme appassionatamente dai suoi avversari: Fernando, Rosberg, Hamilton e Raikkonen. Sono fischi cafoni e umori di pancia e cuore che Seb incassa però da gran conoscitore delle passioni italiche e monzesi. Come quando dice «prima della corsa ho detto più fischi riceveremo e più vorrà dire che abbiamo fatto un gran lavoro…», come quando aggiunge «certo che si sente la differenza quando non vinci qui con la Rossa», come quando ricorda «nel 2008 trionfai con un team italiano motorizzato Ferrari e fu diverso», come quando avverte «nel 2011 ci rimasi male, stavolta ero preparato… però non li biasimo».

Anche perché un giorno sarà il loro pupillo. Lo sa lui, lo sanno loro, lo sa il presidente Montezemolo che in serata ringrazierà i tifosi, ovviamente non quelli che hanno fischiato, «per il grande affetto mostrato, uno stimolo in più a non mollare…», e soprattutto lo sa Alonso. E quel giorno arriverà a furia di spalmare perfezione in pista. Come ieri. Come quando ha rintuzzato Massa al via pronto a tutto, proprio a tutto, pur di giocarsi le ultime chance per restare in Ferrari. Per cui pronto a staccare al limite, a provarci, massì, non lo ammetterà mai, pronto persino alla toccata che avrebbe potuto levare di torno o complicare il gareggiare dell'uomo con le ali bibitare. Perché aveva tutto da perdere Seb in quel primo duello. Invece ha controllato, rischiato. Poi si è involato, ha controllato sul finire il cambio che aveva dei problemi e prima ha tenuto d'occhio leone Fernando in rimonta, approfittando del cambio strategico ferrarista invocato dallo spagnolo via radio «fino a che facciamo buoni tempi restiamo fuori» il senso. Cambio strategico che ritardando la sosta di quattro giri rispetto al tedesco avrebbe dovuto limitare il consumo delle gomme dure (ostiche alla rossa) consegnandole un po' più fresche a fine gara. Mossa disperata della Ferrari per manifesta inferiorità tecnica. Ma non da criticare. Sarebbe cambiato poco.

A giorni la Rossa deciderà chi verrà affiancato allo spagnolo. Entro due settimane, cioè al termine del gp di Singapore, sapremo poi se la Rossa è ancora in lotta per il mondiale o di fatto avrà rinunciato. Il ragazzo fischiato dal pubblico è infatti ora a quota 222 punti, il ragazzo osannato dal pubblico è secondo a 169. Per recuperare servono miracoli, lo ammette lo stesso Alonso, “poche gare e poca velocità per sperare”, servirebbe una serie disastrosa di gare di Vettel per tornare in corsa, aggiunge. Però lui ci proverà. Da mastino arrabbiato con il mondo qual è.

Da unico vero talento in grado di rivaleggiare con quel biondino ora patinato che l'ha affiancato a quota 32 vittorie ma con meno Gp, 113 a 208, e anche questo lo fa incavolare. Un biondino che ha messo le ali, stavolta è proprio il caso di pensarlo, dirlo e scriverlo, verso il quarto mondiale di fila.

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