«Se Crotone era un esame, l’Inter è stata bocciata». Alzare bandiera bianca al termine di una gara surreale, che poteva chiudersi con un passivo anche peggiore. E ammettere la sconfitta rilasciando dichiarazioni che sanno quasi di resa. Il mea culpa di Stefano Pioli, che alla vigilia del match con i calabresi aveva messo in guardia tutti sulla necessità di dare un segnale forte e di ritrovare continuità di risultati per invertire la rotta, è un'ulteriore ammissione di come la gara contro i calabresi sia stata una debâcle senza attenuanti per la sua Inter, forse la gara peggiore da quando si è seduto sulla panchina al posto di Frank de Boer.
Il 2-1 maturato allo “Scida” è frutto di un primo tempo totalmente regalato dai nerazzurri ai calabresi, capaci di andare a segno due volte con Falcinelli grazie ad un rigore per un ingenuo tocco di mano di Medel in area e ad una dormita colossale della difesa. Nella ripresa gli innesti di Eder e Palacio sono valsi solo il gol di D'Ambrosio del 2-1 finale e tanti rimpianti. In un colpo solo, dunque, i nerazzurri si trovano ora a scegliere: ha senso gettarsi nella mischia per l’Europa League soprattutto alla luce delle recenti esperienze per nulla gratificanti? Un quadro nel quale s’inseriscono una serie di fattori che rendono il cielo sulla Milano nerazzurra ancora più plumbeo: il Milan arriva al derby di sabato prossimo con il morale alto, forte del 4-0 rifilato al Palermo e della possibilità di guardare dall’alto in basso i cugini in classifica (57 punti contro 55). I nerazzurri, dal canto loro, si presentano decisamente con le ossa rotte: hanno perso meritatamente lì dove tutte le grandi hanno vinto e non assaporano la gioia del successo ormai da quel 7-1 all'Atalanta del 12 marzo scorso, con un solo punto racimolato in un mese di gare (pareggio contro il Torino, sconfitte con Sampdoria e Crotone): «Questa partita ci doveva vedere mentalmente diversi e invece l’approccio è stato sbagliato – ha ammesso Pioli – per fortuna ora ci aspetta una grande sfida e dovremo farci trovare pronti. Ma se Crotone era un esame, l’Inter è stata bocciata».
Non sono di conforto nemmeno le parole del direttore sportivo dell’Inter, Piero Ausilio, che senza mezzi termini ha sottolineato: «Siamo stati presuntuosi e arroganti. Non possiamo accontentarci di questa classifica... la Champions era un sogno, l’Europa League è un dovere». Ora, sulla strada dell'Inter, il derby di sabato alle 12.30 contro il Milan. Una di quelle partite per le quali val sempre bene l'etichetta di “sfide che si preparano da sole”, un match che cade in un momento molto delicato e che potrebbe però rappresentare l'ideale svolta mentale per i nerazzurri, come accaduto per la sfida contro la Juventus in piena epoca De Boer a novembre scorso. A Crotone è mancata l’Inter a livello mentale ed è proprio questo che preoccupa maggiormente: ma al clamoroso calo di concentrazione palesato ormai da un mese a questa parte si affianca un calendario che metterà decisamente a dura prova la tenuta dei nerazzurri. Perché dopo il Milan, in programma ci saranno le sfide contro Fiorentina (a Firenze) e Napoli (a Milano), prima degli scontri in sequenza con Genoa, Sassuolo, Lazio e Udinese: tre sfide, le prime, che potrebbero davvero rappresentare un ulteriore spartiacque. E che potrebbero segnare le sorti anche dello stesso Stefano Pioli; che se fino a qualche settimana fa era osannato come lo stratega della rinascita dei nerazzurri ora è tornato nuovamente sulla graticola.
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