La rivincita di Vinatzer dopo dolorosi quarti posti e inforcate last minute

Il bronzo dell'altoatesino nello slalom uomini è la ciliegina di una rassegna però a trazione rosa

La rivincita di Vinatzer dopo dolorosi quarti posti e inforcate last minute
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Dedicato a chi gli ricordava, ultimamente troppo spesso, che le manche di uno slalom sono due e che si deve arrivare in fondo. Alex Vinatzer ieri lo ha fatto, perché lo ha sempre saputo e ci ha sempre provato. Facile parlare dal bordo di una pista e non in corsa fra i pali e contro un destino che ti ha lastricato la via anche di dolorosissimi quarti posti e inforcate last minute. No, non ieri. Alex torna Vinni, uno winner nostrano, dal sorriso largo e dall'autocritica feroce e sincera, marchio Alto Adige doc. Brilla il suo bronzo nell'ultima gara dei Mondiali di Courchevel Meribel 2023, 12 stagioni dopo lo stesso metallo conquistato da Manfred Moelgg.

Slalom, ultima chiamata, ciliegina azzurra in una rassegna a trazione rosa. Quattro medaglie, il 50% a firma Federica Brignone con l'oro in combinata e l'argento in gigante, poi Marta Bassino, oro in superG e quindi lui, quello che ti aspetti di meno. Perché non è finita finché non è finita: «Non volevo finisse come a Cortina 2021», dice lui in lacrime, ricordando forse il più amaro dei legni, due anni fa. Già, il bottino di questi mondiali è doppio rispetto al 2021 quando ci fermammo all'oro parallelo di Bassino e all'argento in gigante di De Aliprandini.

Alex da Selva val Gardena ora volta pagina; due podi a cavallo del covid fra Zagabria e Campiglio, ancora nessuna vittoria in Coppa e una missione che, però, da anni lo accompagna: traghettare lo slalom azzurro nel futuro. Per questo, a 24 anni, sembra già un veterano e la sua sfilza di quarti posti ed inforcate è anche figlia della pressione. Ieri ha atteso al traguardo quasi senza fiatare anche quando l'Austria - con Manuel Feller, leader della prima, deragliato nella seconda -, restava senza medaglia d'oro e non accadeva dal 1987. Vinni è di bronzo e sale su un podio che pare davvero un po' l'Olimpo, dato che ci fa capolino pure una Grecia epica. E allora eccoli: Thor, Zeus e Giove, pardon Henrik Kristoffersen, Aj Ginnis (20/100) e Vinatzer (38/100). Nomi diversi, lo stesso dio, della potenza e del tempo. Tre belle storie: il norvegese, con gli sci preparati dal suo ex grande avversario Marcel Hirscher, finalmente si prende l'oro che non ha mai vinto, con un recupero di 16 posizioni. Un altro Alex, un po' yankee, molto mediterraneo, regala alla terra dei Giochi olimpici, del sole e del mare la prima medaglia di neve e ghiaccio. E poi Vinatzer: «È stato un inverno tosto, lavoravo per trovare fiducia. Devo tutto alla mia famiglia, alla mia squadra. Al mio skiman ho detto Ci vediamo all'arrivo, devo dirgli grazie».

Podio in slalom? Merito del gigante, lo spiega così questo sblocco: «Le tante gare in gigante mi hanno dato stabilità, questa è la strada giusta». Lo spiega anche Max Carca, capo coach maschile, facendo la lista delle cose da salvare in azzurro.

Non le polemiche fra discesisti al tramonto; non la giornata storta amara della discesa femminile, ma quelle top 15 tutta speranza, con manche tutte al recupero: «Schieder, settimo, in discesa; i 22 anni di Della Vite in gigante e Kastlunger in slalom, entrambi 15esimi con ottimi parziali e Lara Della Mea ottava in slalom con un recupero di 18 posizioni». Il futuro c'è e avrà i loro occhi.

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