La testa è già a Leverkusen, dove passerà l'ultimo treno europeo per la Roma. Lo dimostra la squadra schierata dal primo minuto a Bologna da Josè Mourinho (nella foto), con i giovani Missori (al debutto in A) e Tahirovic titolari oltre al portiere Svilar che aveva giocato solo 90 minuti in Coppa a Ludogorets nel settembre 2022. L'all-in per l'Europa il tecnico portoghese lo aveva già fatto la settimana scorsa prima della gara con il Bayer: cinque gare senza vittorie in campionato (tra cui i ko con Atalanta e Inter) hanno frenato la rincorsa romanista. Ma è già da due mesi che Mou evidenzia la rosa corta a sua disposizione, falcidiata da infortuni (adesso sono in 5 ai box), incapace di competere su due fronti. Ieri il provino ufficiale per Wijnaldum, ormai pienamente recuperato. Da oggi lo Special One inizierà a preparare la sfida continentale, sperando di recuperare soprattutto Paulo Dybala, nemmeno convocato per Bologna e ancora «un grande dubbio», come sottolinea l'allenatore. Che definisce, ancora una volta, la stagione della sua Roma «fantastica comunque vada a finire».
La linea verde della Roma funziona a metà, il pari senza gol con il Bologna - inutile, i giallorossi staccano l'Atalanta ma restano a -2 dal Milan quinto e a -6 dalla Lazio quarta - è il risultato logico di una sfida con pochissime emozioni. Gara equilibrata, una grande occasione per Belotti sventata da Skorupski, la Roma che prova ad alzare i giri nel secondo tempo con alcuni titolari gettati nella mischia ma trova la difesa ordinata degli emiliani.
Il Dall'Ara si sta rivelando tabù per tutte le big: anche le milanesi, la Juventus e la Lazio non erano riusciti a fare i tre punti e ora ci proveranno i tricolori del Napoli fra due settimane. La squadra di Thiago Motta, un altro allievo di Mourinho arrivato a far bene in panchina, mostra fraseggi infiniti ma poca sostanza, sebbene davanti ci sia il rientrante Arnautovic (per la prima volta titolare dopo oltre 4 mesi, l'ultima proprio contro la Roma all'Olimpico). «È emozionante vedere in panchina tanti miei ex giocatori, significa che sono cresciuti ma anche che io ho la forza di stare sempre qui», così Mourinho, orgoglioso della sua squadra.
«Anche se gioca un ragazzino dell'Under 15, il gruppo non cambia la sua professionalità, il suo cuore, la sua empatia. Può cambiare la qualità in campo, non i principi base. E c'era un rigore gigante su Ibanez...». Giovedì l'assalto alla finale di Europa League.
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