Roma-Milan è già sfida Champions Pallotta attacca, poi le scuse a Fassone

L'americano: «Folli, non hanno soldi». L'ad: "Confrontiamo i bilanci"

Roma-Milan è già sfida Champions Pallotta attacca, poi le scuse a Fassone

La prima sfida Champions tra Milan e Roma è finita 2 a 1 per Marco Fassone. Una sfida a suon di dichiarazioni che si è chiusa nel tardo pomeriggio di ieri con una clamorosa retromarcia di James Pallotta e le scuse pubbliche rese al rivale che gli aveva replicato per le rime sfidandolo a un pubblico confronto tra i bilanci dei due club. È solo l'anticipo del clima che scandirà, in campionato, il duello per entrare nei quattro posti utili per la Champions. L'accusa al Milan è arrivata dagli Usa dove Pallotta, a una radio, ha commentato l'aggressivo mercato del Milan. «Non ho idea di cosa sta succedendo, non ha senso, non hanno i soldi in primo luogo per comprare il club visto che hanno preso 300 milioni in prestito da persone che conosco a Londra, a un interesse molto alto. In serie A sono gli unici che stanno perdendo la testa» la prima raffica seguita poi dalla previsione più nera. «Hanno acquistato il club grazie al sostegno del fondo azionario americano Elliott, il cui ceo, Paul Singer, è un mio amico e arriverà a possedere il Milan» la sua conclusione.

Marco Fassone, informato mentre era in auto, ha addirittura dettato la sua risposta dall'iphone mandandola poi in diretta facebook. Mettendo da parte la soddisfazione per l'1-0 di Craiova, Fassone è partito dalla premessa («sono sbalordito per lo stile e per le imprecisioni») per entrare nel merito della questione che si può così riassumere: 1) «nessuna acquisizione da 740 milioni può essere fatta senza la leva finanziaria»; 2) «il debito di Yonghong Li, l'azionista, nei confronti di Elliott è di 180 milioni su un valore complessivo di 740 milioni»; 3) «quando Pallotta dice pagheranno le conseguenze è forse una minaccia?, di certo sappia che è stato emesso un bond da 50 milioni con cui è stato finanziato il mercato e attualmente siamo al di sotto del consumo della cifra»; 4) in materia di stipendi siamo partiti da una soglia molto bassa della gestione Berlusconi-Galliani (meno di 80 milioni, ndr) e alla fine arriveremo a un tetto pari al 50-60% dei ricavi; 5) il livello d'indebitamento del club è di 120 milioni, straordinariamente migliore percentualmente di quello che ha la Roma; 6) quando vuole Pallotta sono a sua disposizione per confrontare i rispettivi bilanci in modo trasparente». E questa è stata la stoccata finale visto che la Roma non solo ha le azioni in pegno a Unicredit ma ha un indebitamente molto più consistente di quello milanista.

E Pallotta è corso ai ripari: «Mi scuso se ho avuto informazioni imprecise, sono pronto a collaborare col Milan per le maggiori fortune del calcio italiano». Come dire: scusate, abbiamo scherzato. Fine della prima puntata. Ma è solo l'antipasto della sfida Champions. E che coinvolge anche l'Inter. Non a caso Pallotta ha tirato in ballo ancora il suo ex ds Sabatini: «Avevo perso la fiducia in lui».

Il responsabile dell'area tecnica di Suning ha risposto con i numeri: «Nonostante la sfiducia che Pallotta oggi lamenta per sua fortuna la mia squadra ha ottenuto 87 punti e ha garantito 120 milioni di introiti al 30 giugno, permettendogli di passare un'estate esaltante come si evince dai giudizi espressi su cose e persone. Pallotta è in stato confusionale, Moratti è un presidente vero». Il guanto di sfida ha il sapore Champions.

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