Un entusiasmo straripante e contagioso. La palla ovale azzurra è in festa perché, finalmente, batte il Sudafrica (due volte campione del mondo e numero 4 del ranking). Basta con le «onorevoli sconfitte» che stavano diventando un’abitudine per la nazionale. Dopo la debacle contro gli All Blacks di sabato scorso a Roma, il XV del nuovo ct Conor O’Shea finalmente mette insieme 80 minuti 80 di rugby vero, quadrato, giocato a livello delle migliori al mondo. Un successo ancor più prestigioso perché ottenuto in rimonta, lottando, addirittura per 10 minuti con l’uomo in meno e, soprattutto, perché chiuso all’attacco. Con una meta (giustamente) annullata dal Tmo all’ultimo secondo che avrebbe gonfiato lo scarto con gli Springboks.«Io l’avevo detto anche dopo la batosta con gli All Blacks - ride l’eterno capitano Sergio Parisse alla fine -, ma è chiaro che una vittoria dà maggiore credibilità. Siamo sulla strada giusta. Speriamo sia un punto di partenza e che questa squadra dimostri in futuro di essere performante in ogni partita». Centrato il punto: gli azzurri hanno il dovere di riconfermarsi sabato prossimo a Padova contro Tonga, per iniziare a crescere davvero.
È quasi commosso il ct, l’irlandese O’Shea: «Sono troppo fiero della nostro squadra, è un gruppo incredibile: tutti dicono che il rugby in Italia va male ma abbiamo dimostrato il contrario. Il nostro è un gruppo che combatte sempre - l’analisi del coach -. Durante l’intervallo ho detto che avevamo già vinto, sono contento per la squadra e per i tifosi ma è solo l’inizio. Abbiamo ancora molto da fare, ora dobbiamo creare la nostra storia».L’elemento di svolta è l’intervallo, dopo un primo tempo giocato a viso aperto e chiuso sul 12-10 per il Sudafrica. In apertura Habana trova scoperta al largo la difesa azzurra, ancora troppo lenta a ripiazzarsi nell’occupazione del campo dopo diverse fasi di gioco, e schiaccia il 5-0. Ma l’Italia dimostra subito di essere sul pezzo, Van Schalkwyk (sudafricano d’origine) sigla la meta dopo una spinta prepotente del pack. Canna trasforma per il 7-5. Ma gli Springboks, feriti da cinque sconfitte nelle ultime sei uscite e molto criticati in patria, rialzano subito la testa. È De Allende a colpire ancora al largo la retroguardia italiana (7-12). Prima dell’intervallo Padovani infila il piazzato quasi da metà campo che vale il 10-12. La ripresa inizia come peggio non potrebbe. Fuser rimedia un giallo, ma la grande forza degli azzurri è non scioglersi. In 10’ incassano solo un piazzato (10-15) e poi parte la riscossa. È Simone Favaro, con coraggio e precisione su tutti i punti d’incontro a suonare la carica. La meta arriva dalle mani di Venditti, assistito con tempismo perfetto da Benvenuti. Canna non trema e l’Italia scappa sul 17-15.
È praticamente il punto del match. Negli ultimi 20 minuti gli azzurri non calano come spesso era accaduto in passato e c’è spazio solo per un botta e risposta dalla piazzola. Finisce 20-18, l’Italia scrive a Firenze un pezzo della sua storia ovale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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