Una lettera che apre un grande punto interrogativo sul futuro nel pallone di Suning e di riflesso su quello dell'Inter. Il mal di pancia di Walter Sabatini, già manifestato lo scorso febbraio con un lapidario «i cinesi cambiano spesso idea», è stato messo nero su bianco. A inizio marzo il dirigente avrebbe scritto al gruppo che fa capo a Zhang Jindong per chiedere la risoluzione del contratto. Dalla Cina non è ancora arrivata una risposta. Ma Sabatini parla già al passato: «Stiamo discutendo in un clima di totale comprensione reciproca. Aspetto gli eventi. Ma l'Inter è l'Inter, sarebbe stato bello poter costruire una storia un pochino più consistente».
Alla base di questo terremoto, due nodi irrisolti da quando Sabatini è sbarcato nella galassia Suning, a prescindere dalle promesse fatte e poi rivedute e corrette più volte: l'impossibilità di fare mercato e il progetto ridimensionato del network di squadre. Il Financial fair play e le restrizioni del governo cinese sono state le spiegazioni pronte all'uso di fronte alle difficoltà ad acquistare giocatori. I casi «invernali» di Pastore e Ramires, sui quali Suning ha messo il veto, sono eclatanti. Di pari passo sono come evaporate le trattative per far entrare in Suning le squadre del Gil Vicente e del Mouscron.
Di fatto Sabatini si sarebbe ritrovato senza poter fare mercato e con il ruolo di coordinatore dell'area sport del gruppo cinese fortemente ridimensionato. E nella riflessione non può non essere entrato il club nerazzurro, in una stagione altalenante che la tiene comunque in corsa per l'obiettivo fondamentale: la qualificazione alla Champions League. Ma per Sabatini «sarebbe una consolazione per un'esperienza non esaltante in generale». Il problema per lui è un altro. Su queste basi, non può sentirla sua questa Inter. E poi per un uomo da battaglia come il dirigente di Marsciano, non poter agire senza aver prima avuto non uno, non due, ma a volte anche tre o quattro via libera, è limitante. Una catena di comando troppo articolata, nella quale spesso si è ritrovato a fare il mediatore, ruolo che non fa certo per lui. Al quale, va detto, il solo pensiero di rinunciare all'Inter, avrà provocato sofferenza visto che l'ha considerato il coronamento della carriera. Suning ora deve decidere se dare al dirigente libertà operativa e più poteri.
Resta il fatto che l'ipotetica resa di Sabatini apre riflessioni anche sul futuro dell'Inter. Perché se un dirigente di quel calibro è pronto dopo nemmeno un anno ad andarsene, si può pensare che nell'immediato non ci sia la possibilità di realizzare quel progetto per ora grande solo sulla carta. Facile leggerci indirettamente anche un possibile ridimensionamento. Sbagliato parlare di disimpegno perché comunque, che ci sia una situazione in evoluzione, lo confermano le voci riguardanti un riavvicinamento tra la famiglia Zhang e l'ad del Bologna Fenucci. Non solo, perché è tornato di moda anche Marco Branca.
Il tutto nelle ore in cui anche Fabio Capello lascia la guida del Jiangsu Suning, i comunicati congiunti della risoluzione consensuale sono attesi in giornata. Suning perde i pezzi, anche se i discorsi di Sabatini e dell'allenatore sono completamente slegati. E il pensiero non può andare anche a Luciano Spalletti, il terzo pezzo da novanta arrivato l'anno scorso alla corte di Suning.
Non bisogna dimenticare che l'allenatore nerazzurro è stato tra i primi a chiamare allo scoperto i cinesi sul mercato e non ha mai fatto mistero che a fine stagione sarebbe servito sedersi attorno a un tavolo. E senza la Champions si potrebbe completare il terremoto dentro Suning: perché dopo Capello, Sabatini, anche Spalletti potrebbe considerare l'addio. Non è dato sapere se anche in Cina si dica: non c'è due senza tre...
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