Da affare di Stato, cioè evento che interessa tutti e muove le folle, ad affare di Stati. Lo scudetto di Milano assegnazione domenica alle ore 20 - è di fatto anche questione internazionale. Stati Uniti contro Cina, ovvero Elliott contro Suning. Lontani i tempi di Moratti (via nel 2013 e poi definitivamente nel 2016) e Berlusconi (fuori dal 2017). Da 5 anni, il derby che quest'anno vale lo scudetto è roba da stranieri. Per una stagione, è stato addirittura Cina vs Cina, prima che l'avventato Yonghong Li si facesse sfilare il Milan dal fondo americano, per un prestito non restituito di 350 milioni. Suning nel 2021 è stata la prima proprietà straniera a vincere in Italia, domenica Elliott conta di essere la seconda. Due case history differenti, a modo loro entrambe di successo. Di simile c'è il management tecnico italiano, comune alle due realtà. Dopo Marotta e Ausilio, forse Maldini e Massara. Vedremo domenica.
Suning è sbarcato nell'Inter per vincere e finché i soldi ci sono stati, non ha certo lesinato gli investimenti. Curiosamente, perché poi a volte è così che va il calcio, la vittoria più importante è arrivata in coda alla stagione più difficile, quella in cui per le conseguenze della pandemia, le restrizioni imposte dal governo cinese, la crisi internazionale, ha fatto materialmente fatica a pagare addirittura gli stipendi. Eppure ha dominato il campionato.
Elliott è entrato nel Milan accollandosi una montagna di debiti e in 4 anni ha sostanzialmente non risanato il bilancio, ma quasi. Dai 194 milioni di passivo del 2020, è sceso a 96, salvo nella stagione in corso chiudere i primi 6 mesi con un piccolo ma significativo attivo di 3 milioni, generato dal più 40% dei ricavi, dalla vendita della sede, ma soprattutto da una gestione tecnico-finanziaria quanto mai oculata e finora vincente: tetto agli stipendi, giovani di prospettiva (e così arrivano Leao e Theo, ma anche Tonali, Kalulu e Tomori), l'unico extra-budget per Ibra, unica eccezione per il 35enne Giroud. Politica che ha portato alla separazione con Donnarumma e Calhanoglu, Kessie e forse Romagnoli, che a differenza di quanto si crede non genera perdite in bilancio, in quanto il costo dei giocatori in scadenza è sempre ammortizzato. Rinnovare a cifre non previste, sarebbe costato molto di più. Il rischio è solo tecnico, perché sai cosa perdi, ma se per Donnarumma che esce c'è Maignan che entra, nessuno se ne accorge. Certo, occorrerà essere bravi, continuando a non sbagliare.
La missione che nel 2018 si è data Elliott e quasi al capolinea: se davvero cederanno a Investcorp per oltre un miliardo, realizzeranno 300/400 milioni di plusvalenza in 4 anni, dopo aver riportato la squadra in Champions e domenica (forse) allo scudetto. Applausi, non c'è che dire.
Suning ufficialmente ha ritirato l'Inter dal... mercato.
La società non è in vendita, e anche se l'operazione che ha fruttato il prestito di Oaktree (275 milioni al tasso elevatissimo del 12%) ricorda molto quella che poi ha portato il Milan da Yonghong Li alla pancia del fondo Elliott, gli Zhang assicurano di volere restare a Milano per molto tempo (dopo le voci su Pif, anche qui arabe). Di certo, finora Suning con l'Inter non ci ha guadagnato, ma solo rimesso un sacco di soldi.
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