Non mi era mai capitato di iniziare una stagione con tanti punti interrogativi. È come vivere in un'atmosfera irreale. Io non ho idea di quale squadra avrò all'inizio del campionato e di come riuscirò ad amalgamarla. Molti giocatori non sanno se resteranno qui o finiranno da un'altra parte», questa la confessione amara, amarissima, di un tecnico di serie A. Ma è lo stesso pensiero di altri suoi colleghi che sperano o rischiano di trovarsi a fine mese con un gruppo diverso dall'attuale. «Ben conobbi il velen dell'argomento», scriveva Dante in un canto del Purgatorio che benevolmente potrebbe riservare un girone ai calciofili. Il mercato si muove a rilento al di là dei titoloni che si rincorrono su giornali e tivù. Non ci sono soldi, ahinoi.
L'unica eccezione riguarda il Milan che sta facendo mercato alla grande partendo dal presupposto che solo la qualificazione in Champions League può supportare e sopportare un esercizio economico complicato fra interessi da pagare (circa 25 milioni all'anno) e quattrini da restituire (oltre 200 milioni) al fondo Elliot. Con gli arrivi di Bonucci (che colpo), Biglia e probabilmente Kalinic, Montella si troverà a disegnare una squadra completamente diversa da quella passata: più forte, più solida, più duttile. Perfino la Juventus, a dispetto di un fatturato sontuoso, è in ritardo rispetto ai parametri passati: di questi tempi era già a posto. In attesa di risolvere i problemi sanitari di Schick, ha chiuso solo con Douglas Costa. Più avanti arriveranno Bernardeschi, un paio di centrocampisti, fra cui Matuidi, un centrale (probabile De Vrij) e un terzino destro. Tutti pezzi da 90, titolari o quasi, comunque in grado di indirizzare il modulo in una direzione o in un'altra. Se Allegri aspetta con un pizzico di preoccupazione le mosse di Marotta e Paratici che hanno risolto in modo elegante la querelle con lo scomodo Bonucci, Spalletti ha già posto sull'avviso l'Inter e Di Francesco si augura che le cessioni siano ai titoli di coda nella sua nuova avventura romana. Al momento l'Inter è uguale a quella dell'anno scorso con Skriniar in difesa e Borja Valero nel ruolo che si dividevano fino all'altro ieri Banega (ceduto) e Joao Mario, probabilmente spostato nel ruolo del partente Perisic. Ma non può finire qui. La Roma è oggettivamente più debole dopo le cessioni di Rudiger, Salah, Paredes, Szczesny e Mario Rui. E il Napoli, tanto per chiudere il cerchio della presunta nobiltà, non può dirsi rinforzato dall'acquisto di Mario Rui. Quanto meno sarà lo stesso che ha fatto mirabilie con Sarri in panchina.
Preoccupa la pattuglia italiana di Europa League. La Lazio è immobile come il cognome del suo centravanti. Che fine faranno Keita, Anderson e De Vrij? E Lucas Leiva sarà in grado di sostituire Biglia? L'Atalanta, che ha trattenuto Gomez, scommette su Castagne e Ilicic per non rimpiangere Kessiè e Conti. Quanto alla Fiorentina, è nella testa di Corvino che da buon aziendalista sta rispettando le consegne di casa Della Valle.
Il mercato finirà fra un mese e mezzo, direte. Ma sistemare le squadre a fil di sirena non è un buon segno, non lo sarebbe neanche farlo per Ferragosto con il campionato alle porte. E la colpa è anche di chi vuole tenere aperte le finestre del mercato fino alle 22,59 del 31 agosto. Sarebbe più sportivo mettere i sigilli alla vigilia di Ferragosto: in un mese e mezzo si può fare di tutto e di più. Il presidente dell'Uefa, Ceferin, ci sta pensando.
Gliene sarebbero grati i tifosi che sono i veri finanziatori del calcio e non si ritrovano più in un football senza bandiere. Dove lo stile di vita dei giocatori è legato unicamente al valore dell'ingaggio. Altro che i baci alla maglia, ipocriti e mediatici. Antognoni, Totti, Maldini, Del Piero: quanto ci mancate.
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