Tutto Matri: salva la Juve e affonda il Cagliari. Così racconta la favola dell'ex dalla testa dura e, alla fine, il cuore ingrato. Due gol dopo averne sbagliato uno di troppo. Seconda rete viziata da un fallo di mano di Vidal. Ultimo tocco di una sfida con troppi errori e sviste arbitrali. Tre gol (l'ultimo di Vucinic) che deprimono il Cagliari oltre la sua partita, giocata con rabbia, determinazione, un ottimo primo tempo, ripresa in dieci per l'espulsione di Astori. Troppo per tener botta con la Juve. Tripletta che tiene la Juve lassù e la fa diventare squadra record nell'anno solare (battuti i 93 punti di Capello 2005), 19 punti nei secondi tempi: un altro bel primato da leader.
Partita a porte semichiuse? Sì, qualcuno poteva pensarlo vedendo quei 3000 spettatori che punteggiavano la tribuna dello stadio di Parma: dovevano avere un bel freddo e mettevano tanta tristezza per questo calcio bistrattato da cervelloni che vanno ad acqua. Ci voleva molto a capire che, di questi tempi la gente, non ha voglia di spendere e che i sardi se ne sarebbero rimasti a casa e gli juventini si sarebbero presi una vacanza? «Un brutto spot per il calcio e per tutti», ha ammesso Beppe Marotta rifiutando, però, le accuse di Cellino («Colpa della Juve»). «Speriamo che il calcio faccia giustizia», aveva soggiunto il presidente. E il calcio, per un tempo, ci ha seriamente pensato. Così affannata la Juve e così disinvolto il Cagliari. Si, certo il rigore concesso ai sardi, per il grossolano fallo del deludente Vidal sulla gamba di Sau, è stata una mano. Onesta, però. C'era il tanto per accettare il rigore realizzato dal piede solido di Pinilla.
Ma tutto il primo tempo è stato un inseguimento alla Juve che non c'era. Gran lavoro sulle fasce laterali e poco altro. Il Cagliari che non è solido, ma è grintoso, determinato, anche disperato per le 4 sconfitte (ora 5) rimediate in fila, ha giocato il calcio che gli piace: pressing e girar di palla. «Non è il Barcellona», qualcuno ha gridato nello stadio. E in quel grido c'era tutta la sintesi dell'imbambolamento juventino. Pirlo tenuto a bada da Thiago Ribeiro e Cagliari sempre pronto a verticalizzare, ma scarso nel tiro in porta.
Trequarti d'ora con tanto giocare e poche occasioni. Ci poteva stare un rigore per la Juve (Astori abbraccia Quagliarella), ma l'arbitro non ha visto e non ci ha preso. La Juve poteva pescare subito il pari (fra l'altro Astori, già ammonito, sarebbe stato espulso) e la partita prendere forma più tranquillizzante. Per troppi minuti non è stata una Juve rassicurante, costretta ad una grande fatica fisica.
Il Cagliari ne ha approfittato per mostrar la faccia della festa. Il tamburino Sau ha ripreso ha suonare la sua musica ossessiva di attaccante scoperto per caso: sua la prima occasione da gol del secondo tempo. La Juve ha cercato rimedio con Matri, l'ex che chissà mai... E appunto. Fatica, ma alla fine è arrivata la ricompensa in un vorticar di situazioni e occasioni. Bonucci va di testa e prende il palo, Matri ci prova di piede e Agazzi respinge, Asamoah si coordina per colpire in gol e Nainggolan lo sbilancia. Rigore esemplare, ma Damato ancora a vista corta. A Natale avrà da rivedere lee sbadataggini.
E poco conta che, un minuto dopo, rifili la seconda ammonizione ad Astori e l'espulsione a Pulga, il tecnico del Cagliari. Frittata fatta. Ma qui è cambiata la partita. Con Padoin la Juve ha cominciato a giocare meglio. E l'arbitro a vederci in modo diverso. Ed ecco il rigore meno rigore della partita. Falletto di Del Fabbro su Giovinco e Vidal tira come un calciatore di rugby: non fa gol e non fa meta.
Poi il tutto Matri: la rete segnata sfruttando la respinta di Agazzi, quella sbagliata, la grande occasione di Asamoah salvata da mani e piedi di superman Agazzi, il raddoppio di Matri, la rete di Vucinic. Tutto torna, tranne le speranze del Cagliari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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