La Signora è nella nebbia ma Agnelli tranquillizza squadra e dipendenti

Il presidente con i legali alla Continassa: è convinto che le regole siano state rispettate

La Signora è nella nebbia ma Agnelli tranquillizza squadra e dipendenti

La Juventus si è riunita. Chiamata a raccolta dal presidente, non soltanto la squadra ma tutti i dipendenti, convocati da Andrea Agnelli accompagnato dagli avvocati che stanno seguendo l'inchiesta Prisma, questo il nome scelto dalla Procura di Torino, come se si trattasse di ciò che è in grado di scomporre una realtà nei suoi aspetti e così di presentarla. Momento difficile, doveroso e responsabile l'intervento del dirigente primo del club e così le sue parole in minima parte riassunte da Sky Sport, un messaggio di forte convincimento che Juventus e i dirigenti indagati non abbiano commesso alcun atto illecito o non regolare ma di avere agito nel massimo rispetto delle norme. Con tale consapevolezza il club e i suoi dirigenti si difenderanno nelle sedi opportune, per smontare le tesi avanzate dalla Procura.

La Juventus viaggia in una nebbia ora fitta e poi diradata, passa dalla vergogna professata dal presidente per la disonorevole sconfitta in Israele, alla spavalda o incosciente dichiarazione dell'allenatore che non considera un fallimento l'eliminazione dalla champions. La nebbia di scritture private, l'aria tossica di quella frase intercettata e pronunciata da Cherubini: «... per fortuna ci siamo fermati...», quasi un'ammissione di errori od omissioni, non trascurando il fatto che tra i 16 indagati non risulti proprio lo stesso Cherubini che, tuttavia, potrebbe essere utilizzato come testimone, dunque in una posizione assai delicata in fase dibattimentale, secondo usi e costumi dei giudici.

Mentre la Procura Figc chiede ai pm torinesi i nuovi atti pronta, nel caso, a impugnare la sentenza sportiva sulle plusvalenze del maggio scorso, è anche clamoroso, anzi fastidioso, il puntiglio, lo definisco tale, degli inquirenti nelle loro azioni di indagine, negli uffici legali, nella sede sociale, in altri luoghi non meglio accertati, consultando carte, documenti, messaggi, collocando cimici, intercettando, come se nel caso, comunque delicato, si trovassero di fronte a un gruppo mafioso e criminale, con la richiesta delle «misure cautelari» quasi in assenza della presunzione di innocenza che dovrebbe essere alla base della giustizia, fino alla definitiva sentenza. Come in altri casi, vengono ribaltati i cardini del diritto e della procedura penale, la presunzione di non colpevolezza è il principio secondo il quale un imputato è innocente fino a prova contraria, ribadito da un articolo (27, comma 2) della Costituzione, si assiste invece all'affermazione contraria di colpevolezza fino a quando l'imputato non dimostrerà la propria innocenza.

Juventus è bersaglio facile, il cognome del presidente lo è ancora di più, le tricoteuses dinanzi alla ghigliottina attendono di sapere di quanti punti verrà penalizzata in classifica la squadra e il cognome di chi finirà in galera. Il processo è già avviato prima ancora che gli imputati e i giudici entrino in aula. La Juventus intanto domani pomeriggio gioca a Lecce ed è di nuovo un'altra ultima partita. Sembra una storia infinita.

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