Una Signora solo di rigore scatena la furia di Commisso

Una Signora solo di rigore scatena la furia di Commisso

La Juventus si gode la vittoria, la Fiorentina schiuma rabbia. Reazioni del tutto legittime, da una parte e dall'altra. Alla fine, comunque, va come si pensava che sarebbe andata: i campioni d'Italia battono 3-0 la squadra di Iachini, Ronaldo gioisce per la nona partita di seguito in gol eguagliando il record di Trezeguet del 1994/95 (Batistuta e Quagliarella sono arrivati a 11) e centrando la cinquantesima rete da quando è sbarcato sotto la Mole.

Il però è tuttavia grande come una casa e porta la firma di Rocco Commisso, presidente della Viola: «Sono disgustato. Lasciate che la Juve vinca regolarmente, è una squadra che non ha bisogno di aiuti. Il primo rigore che ci è stato fischiato contro poteva anche starci, il secondo assolutamente no. L'arbitro ha deciso la partita come con l'Inter e il Genoa. Sono tre partite che veniamo penalizzati. Voglio parlare con i vertici arbitrali». Una furia, il numero uno della Fiorentina. Che ha visto la sua squadra disputare un buonissimo primo tempo, salvo poi prendere atto del fischio dell'arbitro Pasqua che ha inteso punire il tocco con un braccio di Pezzella su tiro di Pjanic. Al di là della reazione smodata del bosniaco (nemmeno ammonito) prima che il Var convincesse il direttore di gara a concedere la massima punizione, nulla di scandaloso. Ronaldo poteva così festeggiare, dando seguito alla serie iniziata col Sassuolo. Signora in vantaggio e toscani delusi, pur se sul piano del gioco la differenza di fatturato e di stipendi certo non si era vista.

La Juve (con Douglas Costa e senza Dybala, che lasciar fuori equivale a una bestemmia, avrebbe poi ammesso Sarri) si era quasi imbrigliata da sola in passaggi il più delle volte inutili: Dragowski aveva fino a quel punto lavorato meno di Szczesny, né era parsa evidente l'assenza di mezza difesa ospite. Anche il pubblico dello Stadium non era così soddisfatto e a inizio ripresa, dopo una conclusione pericolosa di Benassi, si sentiva anche qualche fischio nemmeno troppo accennato all'indirizzo dei bianconeri. Fino a quando il buon Pasqua nonostante il richiamo del Var - decideva di punire con un secondo rigore un'ostruzione di Ceccherini sulla percussione di Bentancur: Ronaldo non si faceva pregare (per la cronaca, 50 reti in 70 partite: Sivori ci arrivò con 5 gare in meno) e, dopo il 3-0 trovato da De Ligt nel recupero, c'era spazio solo per le polemiche.

Detto di Commisso e della delusione di Iachini («risultato ingiusto e bugiardo»), ecco la risposta di Nedved: «Bisogna finirla di tirarci in ballo in questo modo, siamo stufi. Abbiamo vinto sul campo, meritatamente. Quando giocano contro di noi, gli avversari cercano alibi». «Non replico a nessuno ha invece detto Sarri -. Abbiamo dominato, giocando 58 palloni nell'area avversaria contro i loro 11. Questa è stata la partita, non c'è altro da aggiungere». In realtà c'è la diatriba del tè avvelenato.

«Commisso deve prendersi una tazza di tè», l'invito di Nedved; «Perché non se la prende lui», la replica di Commisso, con successiva aggiunta: «Chiuda la bocca e non parli con me. Io non parlo con Nedved, parlo semmai col suo presidente». Quindi il pensiero social, poi rimosso, di Ceccherini: «Se state sul c...o a tutta Italia fatevi due domande». Forse era meglio una camomilla.

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