"Quel signore lì…": cosa disse Agnelli a Lippi

Marcello Lippi si racconta: dalla sua carriera di calciatore a quella piena di titoli e soddisfazioni da allenatore. L'Avvocato, Gianni Agnelli, aveva tanta stima di lui, ecco cosa disse

Marcello Lippi
Marcello Lippi

Gli juventini lo ricordano per gli scudetti vinti ma soprattutto per la Champions League nella finalissima di Roma contro l'Ajax, trofeo mai più conquistato dal 1995-1996. I non juventini non smetteranno di ringraziarlo per la vittoria del Mondiale di Germania nel 2006, quando al 119esimo minuto Fabio Grosso scrisse la storia portando in vantaggio gli azzurri in casa dei tedeschi e lo stesso Grosso firmò il quinto e decisivo calcio di rigore contro la Francia in finale a Berlino. Quel signore si chiama Marcello Lippi, 74 anni, toscano di Viareggio, che oggi si gode la pensione e ricorda con lucidità le fasi più importanti della sua carriera.

La carriera da calciatore

La sua squadra è stata la Sampdoria dove ha giocato per 10 anni disputando 274 gare per poi giocare nel Savona e rientrare nella sua terra indossando le maglie di Pistoiese e Lucchese. Non ha lasciato il segno indossando le scarpette con i tacchetti ma da allenatore è stato uno dei più stimati e considerati al mondo. Ecco perché alla domanda se ha qualche rimpianto per non aver mai giocato con le big (Milan, Inter o Juve), intervistato dal Corriere della Sera ha risposto che "sarebbe assurdo averne con tutte le soddisfazioni arrivate dopo, da allenatore".

Quella frase dell'Avvocato

Lippi è uno juventino per definizione: attaccamento, amore e vittorie in bianconero ne hanno fatto un uomo simbolo e pazienza se per un anno ha gestito anche l'Inter. "Quando arrivai alla Juve, il Dottor Umberto si avvicendò con l’Avvocato, che mi fece solo una telefonata all’inizio, come in bocca al lupo". Appena il mister toscano ha iniziato a dare gioco, risultati e vittorie alla Juve riportandola ai fasti del passato, nella tenuta estiva di Villar Perosa degli Agnelli l'Avvocato disse brevi ma significative parole davanti a tutti che Lippi ricorda e racconta con orgoglio. "Vedete quel signore lì, se la Juve è tornata quella che era prima è merito suo". Da quel momento iniziò un'amicizia che andava anche al di fuori del campo. "A Napoli avevo vissuto vicino a una villa sul mare che apparteneva agli Agnelli e lui era molto legato a quel luogo, gli ricordava momenti fantastici. Ne parlavamo spesso".

La vittoria al Mondiale

Ricordando la Germania, il riferimento va anche al terremoto di Calciopoli delle settimane prima. "Ebbe un peso per me perché rompevano le scatole anche a mio figlio, per la Gea. Ero arrabbiato perché non aveva neanche una stanza negli uffici della Gea, non ne faceva parte. Dissi al presidente federale che, a prescindere dal risultato, alla fine me ne sarei andato. Venne fuori tutta la verità, ma sono stato di parola", ha raccontato Lippi, che stimava anche come uomini quelli che poi sarebbero diventati campioni del mondo, la sua squadra. "Era un gruppo di persone di alto livello, con grande personalità. Ho avuto un sacco di leader carismatici. Grandi uomini e grandi calciatori, ecco perché abbiamo vinto". È per questa ragione che ormai viene più associato alla maglia della Nazionale rispetto a quella della Juve anche se con il club ha vinto tantissimo.

Lippi e i sigari

Un'immagine tipica dell'allenatore toscano è il sigaro con il quale veniva spesso inquadrato durante le partite. "Per la verità ho sempre fumato la sigaretta, da quando avevo quindici anni, e ho continuato anche da calciatore. Quando allenavo ne fumavo così tante che mi faceva male la gola e tossivo, così passai ai sigarini più leggeri e fumo gli stessi da allora, danesi. Rigorosamente mai al mattino", ha raccontato al Corriere. Come calciatore è stato accostato a Franco Janich, del Bologna, fuori dal campo a Paul Newman, paragone che "non era sgradevole, ma non l’amavo".

L'esperienza in Cina

La moglie è la figlia di un ex presidente "di tutti i club del Genoa della Liguria": quasi un colpo di fulmine se dopo un anno dalla loro prima uscita erano già sposati. Nella sua esperienza cinese, prima con il Canton Evergrande e poi con la Cina, ha vinto un altro trofeo, la Champions asiatica. L'entusiasmo era tale che anche Xi Jinping gli fece i complimenti e fu voluto fortemente in nazionale. La Toscana è terra di grandi uomini, ironici e scaltri: ecco perché nella stagione di serie A che sta per iniziare, gli allenatori toscani saranno addirittura sette. "Non c’è dubbio che i toscani abbiano conoscenze calcistiche, esperienza, passione e anche quella scaltrezza e quella furbizia che servono in questa professione".

In conclusione, gli è stato chiesto che rapporto ha con la vita dopo la morte: Lippi è credente e crede in "qualcosa di

sovrannaturale che ha creato tutto questo". Serenità anche quando si parla di morte: "Paure non ne ho, quando sarà il momento arriverà, ma non ci penso. Guardo il mare e penso al futuro", ha concluso.

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