Paolo Bugatto
È il peggior risultato nei confronti con gli Irish. 63 a 10 per ottanta minuti che somigliano tanto a un monologo. Non basta neanche quel pizzico di carattere che l'Italia abbozza nella fase difensiva. Anche senza Sexton, Best e Trimble, l'Irlanda è una montagna, impossibile da scalare. Nove mete, 3 a testa per CJ Stander e Gilroy, 2 di Earls e una per Ringrose. All'Italia non resta che una meta tecnica concessa dal fischietto neozelandese Jackson in una delle rare azioni palla in mano degli azzurri. Di un altro pianeta la squadra di Joe Schmidt. Ci mette meno di un tempo per fare bottino pieno, segnare quattro mete e conquistare il punto di bonus. È continua, un insistito lavoro ai fianchi prima di innescare la trasformazione del gioco per linee esterne e trovare varchi. Gli azzurri fanno quello che possono ma restano prigionieri della macchina infernale vestita di verde. All'Italia manca l'efficacia sull'uno contro uno e con il pallone tra le mani si fa poca strada. A ben guardare è un passo indietro rispetto alla sfida contro il Galles di una settimana fa anche se O'Shea continua a dire che il progetto è a lungo termine.
Gli ottanta minuti dell'Olimpico mostrano una squadra azzurra che è ancora lontana dal far vedere quella sostanza che occorre quando si affrontano le corazzate. Davanti ai 50mila dell'Olimpico l'Irlanda non ci ha messo molto a salire in cattedra. Possesso e continuità contro un quindici azzurro costretto a rincorrere su ogni placcaggio. C'è poco da fare, Irlanda superiore con CJ Stander a conquistare metro dopo metro il premio di miglior giocatore del sabato romano. Si fa trovare all'ala in occasione della terza meta di giornata e si porta dietro mezza Italia quando anche senza una seconda linea vanno a giocare una rimessa laterale per chiudere i conti e darsi all'accademia. Dettagli che fanno la differenza dopo la sconfitta di una settimana fa contro la Scozia e che trasformano in un incubo il pomeriggio azzurro dell'Olimpico. Nella ripresa la musica non cambia e a nulla valgono i tentativi di frenare l'ondata dei verdi.
A fine match ci si attacca a tutto: «C'è ancora molto da fare dice sconsolato Conor O'Shea apprezzando comunque
l'impegno dei suoi ragazzi . Contro l'Inghilterra dobbiamo ripartire da questo. L'Irlanda oggi è di un altro pianeta e la differenza si vede. Tocca a noi lavorare per raggiungere questi livelli e tornare ad essere competitivi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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