Il caso Mauro Icardi è pronto a chiudersi oggi con il probabile ritorno tra i convocati dell'ex capitano. Quarantasette giorni dopo lo sfasciamento e l'ammutinamento, l'argentino può tornare ad essere a tutti gli effetti un giocatore dell'Inter. Luciano Spalletti permettendo, che comunque dopo la Lazio ha fatto capire che l'esclusione era per una gara. Perché l'ultima parola spetta all'allenatore. L'aveva fatto capire la società quando aveva concluso l'opera di mediazione con l'avvocato Paolo Nicoletti. L'ha detto anche Wanda Nara domenica sera a Tiki Taka: «È pronto, ora dipende solo dalla scelta dell'allenatore». Le dichiarazioni «silenziate» della moglie-agente del giocatore sono un indizio da non sottovalutare: «Mauro è abituato a sentire tante cose, lui vuole fare il bene dell'Inter. Lui ci tiene molto ai compagni e non lo deve dire pubblicamente». Così Wanda Nara ha scelto di rispondere all'attacco frontale di Spalletti, che poco prima aveva lanciato dardi micidiali all'indirizzo di Icardi del tipo: «Non è Messi o Ronaldo». Parole non gradite dal giocatore, ma anche dal club.
E poi quel «la mediazione è una cosa umiliante per i tifosi interisti. Mediare con un calciatore per fargli mettere la maglia del club che amano e per il quale vivono i tifosi interisti è umiliante». Frase che può prestarsi a fraintendimenti e così creare qualche fastidio ai dirigenti che quella mediazione hanno scelto di portare avanti. Spalletti ha ragione, ma l'ha tradito il modo. Perché un allenatore deve essere credibile allo spogliatoio. Non poteva rimettere subito in squadra un giocatore che per tornare in gruppo aveva messo in mezzo un avvocato. Il ragionamento non fa una piega. Si può discutere sulla tempistica, a caldo, dopo una sconfitta che non compromette la corsa Champions ma la tiene pericolosamente aperta, e soprattutto quando il caso Icardi non sembrava chiuso ma stava lentamente rientrando. È come se si fosse buttata benzina su un incendio che lentamente e faticosamente si stava spegnendo, ma forse non era proprio così. La dirigenza al completo è stata colta di sorpresa, ne avrebbe fatto volentieri a meno, ed è rimasta a San Siro fino a mezzanotte, anche ad analizzare un passo indietro dopo che con il derby ci si era illusi di aver messo alle spalle crisi e difficoltà. Invece no. Ora c'è il Genoa e subito dopo l'Atalanta, che diventa uno scontro diretto per l'Europa nobile.
A dare una mano alla causa ci sarà Icardi soprattutto considerato che Lautaro Martinez sarà ancora ai box, probabile che lo si rivedrà in gruppo per la sfida con la Roma. L'ex capitano, invece, ieri si è allenato con i compagni che non hanno giocato contro la Lazio, c'era anche lui quando Spalletti ha parlato alla squadra per analizzare il ko di domenica. Tra i due nessun confronto, discorso.
Ecco, se le parole dell'allenatore a proposito della mediazione sono comprensibili, non lo sono alcune scelte. Borja Valero al posto di Gagliardini che nel derby aveva fatto bene, è una. Anche perché l'ex Atalanta avrebbe fatto comodo con il suo fisico. E poi Vecino rimesso sulla linea dei centrocampisti e non sulla trequarti. Soprattutto perché senza un centravanti, la presenza dell'uruguaiano vicino all'area avrebbe fatto comodo.
Spalletti difende la sua credibilità anche se «vengo abbaiato», come già successo, ma «bisogna vedere come uno va via da un posto, cosa dicono i giocatori che sono il mio unico dirimpettaio». Con Icardi si arriverà alla fine della stagione. Da separati in casa.
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