«Il Milan punta a uno stadio da solo, che sia una infrastruttura mondiale e che sia costruito a Milano». Parole e progetti di Gerry Cardinale, il numero uno del fondo americano Red Bird Capital, proprietario dalla scorsa estate del club campione d'Italia, ripartito da Milano per l'Inghilterra dopo gli incontri ravvicinati con il sindaco Sala e il governatore della Lombardia Fontana ed espressi in forma solenne durante il Business of football summit organizzato dal Financial Times. Cardinale ha preso il largo dalla missione («non siamo investitori che arrivano e comprano, tutto dipende dal business plan, il nostro interesse da 20 anni è sempre stato nello sport, fino a 4-5 anni prima non conoscevo il Milan, solo il Real Madrid ha più Champions») per sottolineare il modello a cui si ispira («migliorare i ricavi») e il tesoro rossonero costituito «dal numero dei fan base a Milano, in Italia». Cardinale ha quindi scolpito il suo ruolo, diverso da quello tradizionale del calcio italiano: «Parlo ogni giorno e più volte al giorno con i manager del club, farsi vedere non cambia, noi dobbiamo portare risorse. Non dico a Pioli chi deve mettere in campo». E poi sulla trattativa con Elliott: «Ho grande rispetto per la famiglia Singer, in 4 anni hanno fatto un lavoro eccellente, adesso il mio fondo ha il 100% delle quote del club. Ho scelto due manager di Elliott, Furlani e Cicorio che si sono offerti alzando la mano».
Infine ha affrontato il capitolo più atteso, quello dello stadio. Anche qui il patron del Milan è stato molto chiaro. Questo il primo passaggio: «San Siro è stato costruito negli anni '20, noi vogliamo riportare il Milan al tavolo dei migliori e bisogna farlo con un volano a 360 gradi, a cominciare dallo stadio. Pensiamo a una infrastruttura di livello mondiale degna dei nostri tifosi. Stiamo valutando diverse aree nella zona di San Siro: questa è la nostra priorità. E abbiamo esperienza nella costruzione di nuovi impianti». Ancora più importante il secondo passaggio che punta a confermare la volontà di procedere da solo nella costruzione dello stadio esclusivo per il Milan in un'area che accolga anche settore giovanile, la squadra femminile e gli uffici. «Sono un grande tifoso dell'essere auto-sufficiente» ha spiegato in modo elegante. E a proposito del vecchio progetto studiato in comune con l'Inter, al quale sono ancora affezionati i dirigenti neroazzurri, Cardinale è stato altrettanto definitivo: «Riguardo l'Inter credo che stiano valutando quale sarà il loro futuro, noi dobbiamo focalizzarci sul nostro».
Inevitabile la chiusura sulla Superlega: «Quel progetto è fallito ma bisogna capire come è stato proposto. E puntare a un equilibrio competitivo è giusto». Come dire insomma: una riforma complessiva del calcio europeo è ancora indispensabile.
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