La Nazionale di nuoto in corsia vola sull'oro. Merito del suo atleta più eclettico, più versatile, il polivalente per eccellenza: Thomas Ceccon. Già campione e primatista mondiale un anno fa a Budapest nei 100 dorso, il 22enne veneto di Schio stavolta si è messo al collo a Fukuoka la medaglia d'oro nei 50 farfalla in una giornata di gare in cui Nicolò Martinenghi perde lo scettro di re ma si prende comunque un bellissimo argento nei 100 rana.
È un oro mai visto quello nei 50 farfalla ai Mondiali. Non poteva che conquistarlo Ceccon, il ragazzo che ama fare tante gare e che solo venti minuti prima aveva centrato la finale dei 100 dorso (oggi in tv dalle 13 su Rai e Sky). «Ho 22 anni, se non faccio adesso queste cose allora quando? Ho avuto mezz'ora, forse qualcosa di meno per entrare e uscire dall'acqua. È una cosa che è difficile da preparare. È mentale. Se ci sei con la testa e col fisico sei a posto. Ho fatto qualcosa di incredibile», evidenzia il vicentino che si allena a Verona e che si infastidisce quando lo chiamano talento. «Non mi piace essere chiamato così, perché sono uno che lavora sempre tantissimo. C'è chi dice che non faccio niente in allenamento e via scorrendo. Quest'oro vinto in una prova che conta è la conferma che io ci sono. Mi piace dimostrare di essere uno dei più forti nello stile, a dorso e a farfalla». Dopo l'argento di domenica con la staffetta veloce, nella finale di ieri ha vinto con un tempo strepitoso: 2268, record italiano migliorato da 2279, grazie al quale ha battuto il portoghese Ribeiro 2280 e il francese Maxime Grousset 2282, il più veloce in batteria. Si dirà: i 50 farfalla non sono specialità olimpica, così come non lo era la staffetta 4x1500 d'oro del fondo, ma quello che conta è cogliere le occasioni e portare a casa le medaglie. Per Thomas un altro oro con i baffi, riproposti come un anno fa a dorso. «È un titolo che vale molto per me - sottolinea Ceccon -. Mi sono anche commosso quando mi scrivono i miei, specialmente mia mamma. Lei mi scrive che si stava per mettere a piangere, mi stavo per mettere a piangere io. Perché io gareggio anche per i miei. Non voglio deluderli quando gareggio. Questo mi dà qualcosa in più».
L'altra medaglia di giornata è quella di Nicolò Tete Martinenghi, arrivata in una gara incredibile che ha visto il varesino del 1999 d'argento ex aequo in 5872 con l'olandese Arno Kamminga e l'americano Nic Fink, col quale era salito sul podio anche nel 2022. Nicolò però stavolta non guarda tutti dall'alto, come era accaduto a Budapest, e viene battuto soltanto dal sorprendente cinese Haiyang Qin in 5769, autore della seconda prestazione della storia dopo il record mondiale di Peaty, ancora ai box.
«Il cinese ha fatto un tempo pazzesco, ma io mi sento al settimo cielo», commenta Tete, che è arrivato non al top della forma, ma dalla corsia 1 ha dato tutto per quest'argento che pesa. «Ho fatto una gara tutta di cuore e di testa. Lo dico sempre che la testa fa la differenza».
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