Ad Amsterdam, il Toro non ha vinto. Ma è entrato ugualmente nella storia, molto più di quanto (non) abbia fatto la squadra olandese. Era il 13 maggio 1992, finale di Coppa Uefa: all'andata era finita 2-2, al ritorno 0-0. Grazie alla regola dei gol che, in caso di parità, valevano doppio se segnati in trasferta, fu l'Ajax ad aggiudicarsi la coppa. Ai granata di Mondonico non restò altro che un'infinita rabbia, simbolicamente rappresentata dalla sedia rivolta verso il cielo da parte del suo allenatore: tre pali colpiti, nessun gol. Evento più unico che raro in una finale, insomma.
Riccardo Bisti - spezzino, classe 1981, giornalista di Eurosport e granata doc ha ripercorso tutto quanto accaduto nel libro «Il Toro di Amsterdam. Luci e ombre di una storia tutta granata» (Parterre/Milieu, 330 pp., 18,90 euro). «Il Toro per me è la cosa più importante... tra quelle poco importanti», ha spiegato. Per qualcuno la squadra del cuore rappresenta in realtà l'architrave della propria esistenza, ma tant'è. E comunque la dedica alla mamma («per esserci sempre, proprio come un tifoso del Toro») racconta fino in fondo che razza di amore leghi l'autore ai colori granata. Un amore nato peraltro da una sconfitta, quando il ko di Lecce del 25 giugno 1989 ne decretò la retrocessione in serie B.
La prefazione di Clara Mondonico, figlia dell'indimenticabile Emiliano, racconta già tanto: «Papà diceva che il Toro è la speranza in un mondo migliore. E mi piacerebbe che questa speranza rimanesse tale in eterno. Non è facile essere granata. Non è semplice tifare per una squadra che ti entra dentro, non tanto per le vittorie, ma per le emozioni che trasmette. Questo libro ne è la testimonianza». Raccontando fatti, svelando retroscena e descrivendo il mondo (torbido, anche) in cui sguazzava l'allora presidente Borsano, poi travolto da un pesante dissesto finanziario (il 4 maggio 1996 venne condannato a 3 anni e 4 mesi per reati vari contro il patrimonio, compresi quelli ai danni del Torino Calcio) non prima di essere entrato in Parlamento. Presenti anche tredici interviste: allo stesso Mondonico e poi a Marchegiani, Cravero, Bruno, Annoni, Policano, Venturin, Fusi, Martin Vasquez, Casagrande, Mussi e Sordo. «Non vi nascondo che ho divorato la narrazione fino alla semifinale ha raccontato Clara -. A mio avviso, Torino-Real Madrid (semifinale della competizione, ndr) dovrebbe essere fatta vedere a ogni aspirante allenatore. È stata la partita perfetta. Ma poi non ce l'ho fatta. Amsterdam fa ancora troppo male e sono passata oltre.
Sapete... per me quella coppa l'ha vinta il Toro, l'ha vinta il mio papà! A prescindere dal risultato finale e da quello che dicono gli albi d'oro, quel trofeo è scolpito nel nostro cuore. E da lì nessuno ce lo può togliere».
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