nostro inviato a Iserlohn
Piove sul bagnato, sarebbe da dire, visto che a Iserlohn ieri si è abbattuto un vero nubifragio. Proprio nel momento in cui gli azzurri godevano della mezza giornata di riposo concessa da Spalletti ai calciatori (con Pellegrini che si è fermato fuori dall'hotel Vierjahreszeiten per firmare qualche autografo e altri, come ad esempio i granata Buongiorno e Bellanova, che hanno raggiunto in taxi le fidanzate). «I ragazzi sono mogi», così una voce autorevole dal ritiro azzurro dove nella notte dopo la gara di Gelsenkirchen contro la Spagna la truppa ha consumato una pizza mai così amara da digerire mentre il Ct faceva il punto con il presidente Gravina.
C'è tensione e un po' di nervosismo nel ritiro tedesco. Il ko con le Furie Rosse ha fatto molto male a causa di una prestazione davvero deludente contro un avversario lontano comunque anni luce dalla nostra Nazionale. Spalletti - che ha parlato stamattina alla squadra per un quarto d'ora cercando intanto di rimotivarla - dopo aver aperto alla stampa e al pubblico l'allenamento post Albania ha deciso di chiudere quello di ieri con chi non aveva giocato o era subentrato alla Veltins Arena mentre i titolari lavoravano in palestra e sulle cyclette. E cambia anche il programma della vigilia: domani allenamento di rifinitura nella comfort zone dell'Hemberg-Stadion Nord e non a Lipsia.
Donnarumma a parte, hanno tradito molti dei senatori della squadra e i campioni del 2021. In primis Jorginho che, nella sera in cui ha raggiunto Roberto Baggio come numero di presenze in azzurro (56), non è riuscito ad aiutare la squadra a prendere il controllo della partita («venga a prendere il pallone altrimenti è inutile che giochi», il richiamo del ct al centrocampista dell'Arsenal durante il match di giovedì, ndr); poi Chiesa apparso scollegato dal resto della truppa e mai in grado di cambiare passo; infine Di Lorenzo, il fedelissimo del Ct - in campo forse per «riconoscenza» nonostante una stagione negativa - in balia del brillante Williams. E il blocco Inter, protagonista contro l'Albania, non ha ripetuto la gara d'esordio: Barella, messo sotto pressione, è stato in difficoltà, complice anche una condizione fisica non eccellente; Frattesi ha avuto un raggio d'azione limitato e non ha regalato alcun inserimento in area; Dimarco non ha mai cambiato marcia come sa fare.
Insomma, un undici che sarebbe da rivoluzionare. Si scaldano almeno in sei, Darmian, Cristante, Fagioli, Cambiaso, El Shaarawy e Retegui. Le prove inizieranno già oggi: l'interista sembra al momento fornire più garanzie di Di Lorenzo, il romanista ha caratteristiche più difensive che poco si sposano con quel calcio aggressivo preteso dal Ct, lo juventino viene da sette mesi di inattività e potrebbe essere un azzardo affidargli le chiavi della regia in una gara così delicata, El Shaarawy e Cambiaso piacciono molto per la loro duttilità sulla fascia, l'italo-argentino potrebbe sostituire uno Scamacca finora deludente.
Ma se la volontà spallettiana è quella di proseguire il percorso intrapreso («indietro non si torna»), quindi una squadra propositiva e coraggiosa, non ci si possono attendere rivoluzioni contro la Croazia. I nomi nuovi alla fine potrebbero essere pochi e la difesa resterà a 4. L'importante sarà affrontare il prossimo ostacolo senza paura.
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