
La scherma è l'unico sport che nell'uccidere conquista il suo oro. Enzo Ferrari diceva che il secondo è il primo dei perdenti. La scherma va oltre Ferrari: il secondo non esiste, tantomeno il terzo. Perché chi ha vinto l'oro li ha uccisi. Il gesto è quello, il fine ultimo è quello; fioretto, sciabola o spada non cambia il senso. Domandiamoci perché sulla pedana sembrano tutti esagitati, tutti sull'orlo di una crisi di nervi: perché in palio c'è, sì, la medaglia, ma anche la vita. È una sensazione che abita in questi atleti, nel dna geniale, intrattabile e affascinante trasmesso da una disciplina guerriera. Gli schermidori sono cavalieri in battaglia a cui servono comandanti in cui riconoscersi e da seguire fino all'ultima stoccata. L'Italia del fioretto il suo comandante l'aveva: Stefano Cerioni. Un comandante che aveva vinto tutto da atleta e da tecnico, un ct richiamato a furor di arma dopo la fallimentare spedizione azzurra di Tokyo 2021. Un comandante che il mondo ci invidia: dopo Londra 2012 Cerioni aveva risollevato la scherma russa, dopo Parigi 2024 la Francia avrebbe voluto risollevasse quella transalpina. Luigi Mazzone, neo eletto presidente della scherma italiana, a sorpresa ha invece sollevato lui da ct. Qualcosa non torna. Se l'Olimpiade parigina del fioretto, tre argenti, di cui uno, quello di Filippo Macchi, il famoso oro rubato, è stata la ribalta per spingere una potenza come la Francia a cercarlo, significa che i risultati sono stati ottimi. Per inciso, 53 ori, 39 argenti, 43 bronzi e 135 podi tra coppa, europei, mondiali e olimpiadi dal 2021. Tanto più che i francesi l'avrebbero pagato doppio. Cerioni è invece rimasto anche per senso del dovere, che nello
sport e in una disciplina nobile e guerriera come la scherma, è soprattutto senso di appartenenza al Paese. Il presidente Mazzone, sono parole di Cerioni, gli ha parlato di un cambio figlio del desiderio
di intraprendere nuove vie, una scommessa. Ma le scommesse si fanno quando le cose vanno male. E soprattutto, cavalieri
in pedana e comandanti accanto, sanno che con le scommesse, spesso, si perdono le battaglie.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.