Qual è il vero Milan?

Uscito dalla Champions il Diavolo divide tifosi e critica. Ma in attesa di Ibra, l'unica certezza sono i danni provocati dall'infermeria piena

Qual è il vero Milan?
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Il colpo di reni del Milan a Newcastle propone la classica divisione in ottimisti e pessimisti. C'è chi guarda a quel risultato e a quel ribaltone della ripresa come alla scintilla per una nuova ripartenza («proveremo a vincere la nuova coppa» la frase di Pioli) e c'è invece chi segnala il declassamento in Europa league - al termine di un girone ribattezzato della morte prima di cominciare, ma la memoria nei social è molto corta - come il preannuncio di una stagione fallimentare. Nessuno può raccontare con estrema sicurezza quel che accadrà da qui al prossimo mese di giugno 2024. Quel che è invece sicuro è che qualche segnale proveniente dal St. James' Park conferma l'analisi fin qui ripetuta in modo ossessivo e cioè che i guai per Pioli e per il Milan sono cominciati in estrema coincidenza con l'inizio della catena di infortuni. La prova del nove è arrivata proprio nel finale dell'ultimo atto di Champions. Il tecnico rossonero, nelle due diverse finestre utilizzate per le sostituzioni, ha cambiato quasi tutto l'attacco e un pezzo del centrocampo dando spazio a Jovic, Chukwueze, Okafor e Pobega. Proprio il nigeriano, con la collaborazione degli altri due sodali, è stato il protagonista del 2 a 1 già sfiorato con Leao (palo) imitato più tardi da Tomori (secondo palo).

Questa sottolineatura può essere letta così: 1) il mercato estivo, tanto criticato, non è poi così male; 2) Pioli - per dirla alla Mourinho - non è poi un pirla! A ripetere i due concetti sono stati un paio di esponenti arrivati in Inghilterra per l'occasione: Clarence Seedorf («ho l'amaro in bocca pensando alla classifica del girone, a pari punti col Psg»), che si è poi intrattenuto a lungo con Leao, e Geoffrey Moncada, capo scout del club («a rosa completa nei mesi di agosto e settembre siamo stati in testa al campionato»).

Che la panchina di Stefano Pioli sia uscita, dalla mancata qualificazione in Champions, indebolita è tutto da dimostrare. E lo capiremo probabilmente già oggi se a Milanello si presenterà Zlatan Ibrahimovic nella nuova veste di socio di RedBird e consulente del club. L'arrivo non è ancora certo. Basteranno le sue prime parole rivolte allo spogliatoio oltre che al tecnico per intuire che lo svedese non ha una grande voglia di debuttare tagliando teste e promuovendo ribaltoni tecnici.

Piuttosto il vero tema del passaggio in Europa league, invece, riguarda l'aspetto economico-finanziario della competizione europea meno ricca. Come corollario a questo epilogo c'è anche il deficit dato dall'impossibilità di competere con Napoli e Juventus per la futura partecipazione al mondiale per club.

Una riprova dell'eventuale ricaduta sui piani tecnici del Milan l'avremo a stretto giro di calcio-mercato invernale: nonostante le buone notizie sul conto di Thiaw (non avrà bisogno di intervento chirurgico ma prima di fine febbraio non tornerà), l'attuale difesa ha bisogno di almeno due rinforzi.

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