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Il Var finisce la Roma di Di Francesco

L'ingenuo Florenzi causa il rigore al 115': rabbia giallorossa. Il tecnico può saltare già oggi

Il Var finisce la Roma di Di Francesco

Ora che l'avventura europea della Roma si è conclusa amaramente e in largo anticipo rispetto al 2018 (con la beffa di un rigore molto dubbio assegnato dal Var a pochi minuti dai tiri dal dischetto, ma grande ingenuità di Florenzi che tira la maglia a Fernando) il destino di Eusebio Di Francesco sembra segnato. Quella voce di esonero dopo la batosta nel derby è stata accompagnata dal silenzio-assenso della società. Ecco che il quarto «richiamo» di Pallotta e dei dirigenti romanisti è quello fatale al tecnico. Che sta per lasciare la panchina giallorossa dopo 21 mesi, di cui gli ultimi sei e mezzo trascorsi in apnea tra un'identità di squadra mai creata e i risultati altalenanti, con alcune prestazioni più che deludenti.

La mancata qualificazione ai quarti di Champions, arrivata con la trasformazione del penalty da parte di Alex Telles, ma con una gara sofferta e piena di errori da parte dei giallorossi, porta così alla nuova svolta nella Roma americana. Via il tecnico da mesi sulla graticola e nella condizione di «sopportato» (ipse dixit), probabilmente già oggi il club annuncerà chi dovrà condurre la truppa al vero e dichiarato obiettivo stagionale, ovvero un posto per la prossima Champions. Inutile il messaggio di Francesco Totti che, per una sera leader dei dirigenti, aveva messo la faccia prima del match («è il nostro allenatore e per questo lo difendiamo»). Vedremo se toccherà a Paulo Sousa, tentato anche dall'ottima offerta del Bordeaux, o agli altri nomi sulla lista di Pallotta (Panucci e Donadoni in primis).

Di Francesco, alla vigilia, aveva ammonito i suoi giocatori: «Li guarderò bene in faccia già qualche ora prima di scendere in campo». Alla fine decide di rispolverare la difesa a tre, che fu la mossa chiave nella rimonta con il Barcellona la scorsa stagione e fu riproposta, con minore successo, anche nel primo round di semifinale contro il Liverpool. Incassata la batosta nel derby, l'aveva provata lunedì a Trigoria, facendo persino spegnere le telecamere del canale tematico giallorosso, convincendosi con il passare delle ore che fosse la soluzione giusta per la notte da dentro o fuori di Oporto.

La Roma rimane all'inizio passiva nella propria area di rigore sulle azioni del Porto. Trascinati dal messicano Corona e dal francomaliano Marega, assenti all'andata, i lusitani stazionano spesso dalle parti di Olsen. I giallorossi faticano a ripartire, Zaniolo - decisivo all'andata - nel ruolo di esterno destro del tridente ha poche possibilità. Quando Soares rompe l'equilibrio del match sull'assist di Marega, la squadra di Di Francesco si scuote. De Rossi prende per mano la squadra, recupera un pallone che fa partire l'azione dalla quale nasce il rigore (fallo netto di Eder Militão su Perotti) e trasforma il penalty con tanto di finta, siglando il tredicesimo gol europeo alla 98ª presenza. Peccato che la sua partita finisca subito dopo con un infortunio al polpaccio, pegno da pagare per la fatica di due gare di fila in cinque giorni che Daniele purtroppo non regge più.

Senza il suo leader, sostituito da Pellegrini, la Roma vive un secondo tempo di sofferenza sotto un diluvio quasi continuo. Il Porto conduce le danze, Marega corona la sua splendida partita con una conclusione vincente sotto porta dopo che Olsen gli aveva negato qualche minuto prima la gioia del gol. Nel finale l'ingresso di Cristante fa passare i giallorossi al 4-2-3-1 che produce però solo una buona opportunità sprecata da Perotti.

Nei supplementari nuovo infortunio muscolare - siamo a quota 35 in stagione - con Pellegrini che lascia il posto a Schick. Con il Porto sulle gambe, Dzeko sbaglia una clamorosa occasione a pochi minuti ai rigori. Poi il rigore di Telles del 3-1 decisivo. E un presunto fallo su Schick in area non concesso dal Var.

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