Al momento è solo un'ipotesi, un rumors, ma la strada sembra tracciata: il nuovo presidente federale, Cordiano Dagnoni, trasferirà il pluridecorato, medagliato e discusso tecnico delle donne Dino Salvoldi ad altro incarico. Per lui la nazionale dei ragazzini, quelli juniores di 17-18 anni. Ieri il tecnico azzurro è salito sull'aereo per la Francia che l'ha condotto a Roubaix, dove si svolgeranno da dopodomani a domenica i mondiali su pista. Ultimo giro di giostra per Dino Salvoldi, 49enne milanese di Trezzo, salito al vertice della nazionale femminile nel lontano 2001 e sotto la cui guida il ciclismo azzurro ha collezionato più di 220 medaglie di vario genere e tipo, mancando solo quella olimpica.
Una cosa è comunque certa: questo trasferimento non ha i crismi di un promoveatur ut amoveatur, ma più semplicemente trattasi di rimozione politica e di opportunità. Non è un mistero, anche perché Il Giornale è stato il primo a sollevare l'imbarazzante e per certi versi inquietante questione del #MeToo in salsa azzurra, che vede al centro della querelle proprio il suddetto Salvoldi, finita poi nelle aule di un tribunale quello di Milano per alcune accuse dirette e circostanziate portate dalla pistard friulana Maila Andreotti.
Il presidente Dagnoni, che ha ereditato questa patata bollente dalla passata gestione, è intenzionato a tutelare la Federazione spostando il tecnico lombardo.
Se è per questo Salvoldi potrebbe anche decidere di togliere il disturbo e accettare le proposte pervenutegli da Cina e Canada. A Roubaix comunque vada - si chiuderà un'era. A Milano resta però aperta una questione che imbarazza tutti, non solo il mondo del ciclismo.
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