È chiaro che Mark Cavendish vada celebrato, perché vincere una volata nel ciclismo di oggi, a 39 anni suonati, contro ragazzi che di anni ne hanno quindici di meno non è cosa così semplice. La professione del velocista è particolare, anche perché sei costantemente al limite, non delle forze, ma della tua abilità di guida. Su biciclette sempre più performanti e rispondenti, sprigioni watt per raggiungere velocità sempre più estreme: fare una volata oltre i 70 chilometri orari oggi non è più né impossibile né tantomeno un modo di dire. Farlo a quasi quarant'anni sono cose da fenomeni assoluti, come questo ex ragazzo dell'Isola di Man. Per questo il traguardo raggiunto e tagliato ieri dal velocista dell'Astana ha del pazzesco. Una vittoria in più di Eddy Merckx, col quale condivideva questo primato da tre anni: che sia una mera questione di cifre e non di valore assoluto lo ha già spiegato benissimo il baronetto inglese affiancando il mito belga. È il destino che i Grandi Giri abbiano come plurivincitore un velocista: al Giro c'è Cipollini, con 42 tappe, adesso al Tour c'è Cavendish. Entrambi però, hanno sempre precisato che le loro vittorie hanno un significato diverso, un peso e una storia differente. Super Mario aveva superato Alfredo Binda, Mark ha lasciato alle sue spalle il Cannibale belga, ma entrambi sanno che le loro vittorie hanno significato prestigio e storia, ma non possono essere paragonate con quelle ottenute da questi due miti del ciclismo. Lo sa bene Cannonball, come lo chiamavano a inizio carriera quando esplodeva come una palla di cannone, lo sa bene SuperMario che non ne ha mai fatto mistero.
Lo sa bene anche Eddy Merckx, che ieri si è complimentato personalmente con il ragazzo britannico, ma uno ha collezionato tappe e l'altro i Tour. E come diceva Enrico Cuccia, le azioni non si contano, si pesano. Un po' come le vittorie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.