Zanardi ispira l'oro della "sua" squadra Italia, parole da campioni non da eroi

"Obiettivo sognato per 5 anni". È il salto di qualità della spedizione

Zanardi ispira l'oro della "sua" squadra Italia, parole da campioni non da eroi

Una richiesta: chiamiamoli campioni e non eroi. Le Paralimpiadi di Tokyo in casa Italia stanno assumendo sempre di più i connotati dell'eccezionalità. Sono 10 le medaglie arrivate nella nona giornata di gare e il computo complessivo prevede 58 podi (13 ori, 25 argenti, 20 bronzi), come a Seul nel 1988. Una selezione che ha trovato nel nuoto la Stella Polare: 4 argenti con Antonio Fantin (400 stile libero S6), Simone Barlaam (100 farfalla S9), Stefano Raimondi (100 dorso S10), Arjola Trimi (50 stile libero S4) e 2 bronzi con Francesco Bettella (50 dorso S1) e Luigi Beggiato (50 stile libero S4) gli ultimi risultati.

Si parlava di campioni e non di eroi. Quanto fatto da Paolo Cecchetto, Luca Mazzone e Diego Colombari, oro nel Team Relay di handbike, è emblematico. «Abbiamo raggiunto l'obiettivo che abbiamo sognato per cinque anni, finalmente il nostro sogno si è realizzato. Un pezzo di questa medaglia va anche ad Alex (Zanardi)», le parole di Cecchetto. Un campione, Zanardi, che con Obiettivo3, il progetto ideato e fondato nel 2017, ha puntato sul reclutamento di persone disabili per l'attività sportiva. Un aspetto sottolineato dallo stesso presidente del Comitato Paralimpico Italiano, Luca Pancalli. I Giochi sono una vetrina per stimolare lo spirito di emulazione, ma le strutture a supporto vanno potenziate. Pancalli è favorevole alla creazione di tre centri sportivi di riferimento a Roma, a Villanova sull'Arda e nel Sud per far sì che gli atleti a Tokyo non siano personaggi con super poteri, ma dei campioni sostenuti nella loro attività sportiva di alto profilo, con un ricambio alle spalle.

Un'idea espressa anche dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli: «Siamo oltre quota 50 medaglie, eppure troppo silenzio e timidezza sullo straordinario risultato delle atlete e degli atleti italiani alle Paralimpiadi. Rispetto alle Olimpiadi dovremmo dedicare loro stessi riconoscimenti, stesso entusiasmo, stesse attenzioni e stessa gioia». Silenzio rotto nell'ultima giornata anche dagli argenti dell'esordiente nel tiro dell'arco ricurvo Enza Petrilli e dalla pluridecorata Martina Caironi nel salto in lungo T63, insoddisfatta ma orgogliosa del suo percorso: «Il lavoro che abbiamo fatto nell'ultimo anno è stato così forte e intenso che davvero non riuscire a centrare il salto giusto mi ha fatto davvero incazzare. Volevo prendere l'oro, ma sono comunque soddisfatta. Alle donne voglio dire di non chiudersi e di uscire, perché fuori ci possono essere tanti aiuti. Io sono una donna con disabilità e guardatemi bene, vi sembro debole? No, è il segno che bisogna sempre reagire».

Parole decise e

forti come l'italo-cubano Oney Tapia, bronzo nel lancio del disco F11 dopo il terzo posto nel getto del peso. Voglia di competere che questi azzurri avranno a Parigi 2024 per il loro essere campioni e non eroi di un'estate.

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