Saint Moritz - Certo, non è come essere il vicedirettore del Tg1 o del Tg5, però dopo due anni passati in Purgatorio, è un bel posto dove ricominciare. Lamberto Sposini riparte dalla Vita in diretta, il contenitore pomeridiano del primo canale rimasto per anni regno incontrastato di Michele Cucuzza, che ora passa a Uno mattina. Per uno come Sposini, con trent'anni di giornalismo televisivo alle spalle, forse non sarà facile adeguarsi a un programma che ha molti elementi dell'intrattenimento, però dopo l'addio a Mediaset e il passaggio alle news dei telefonini «3», a Odeon e TeleNorba, è una grossa opportunità. E il suo entusiasmo l'ha mostrato nei giorni scorsi a Saint Moritz dove è venuto con gli altri artisti della Rai per la presentazione dei palinsesti autunnali. Più che una trasferta nella gelida Svizzera sembrava per lui e la banda composta da Giletti, Dandini, Pupo e Santoro una gita scolastica.
Lamberto, con lei la Vita in diretta avrà più cronaca e meno gossip?
«Il mio arrivo non sconvolgerà una trasmissione storica, diciamo che ci sarà un'innovazione nel segno della continuità».
Cioè?
«Il gossip di per sé non è un male, bisogna vedere come lo si fa, basta trattarlo con sobrietà ed eleganza. Di cronaca, certo, ce ne sarà molta».
Com'è nato questo suo riavvicinamento all'azienda di Stato?
«Semplicemente mi ha chiamato il direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce. Del resto non è che vengo da Marte, ho lavorato in Rai per molto tempo: dal 1980 al 1991 e poi ancora dal '98 al 2000; sono stato vicedirettore, conduttore e capo degli speciali del Tg1 (stesse cariche che ho ricoperto anche al Tg5) quindi una certa storia in questa azienda ce l'ho e sono contento che si siano ricordati di me».
E dopo due anni difficili, quella telefonata di Del Noce è stata molto gradita...
«Indubbiamente. Non posso tacere che è stato un periodo complicato e con qualche sofferenza. Ringrazio i vertici di Odeon e TeleNorba per avermi dato l'opportunità di lavorare con loro».
E, ora, per gli strani casi della vita, torna in Rai, e in una posizione importante, quando il mondo politico si sposta a destra, lei che è sempre stato dato in quota a sinistra...
«Io non mi ritengo legato ad alcun schieramento politico né partitico. Nelle ultime due elezioni non sono neppure andato a votare. È un dato oggettivo che sono praticamente rimasto a spasso nei due anni in cui al governo c'era il centro-sinistra, ma questo non ha alcun significato polemico né rivendico qualsiasi cosa».
Si è mai pentito di aver lasciato il Tg5?
«Non è nel mio carattere pentirmi, quando si fanno delle scelte è inutile avere rimorsi. Anche se ho pagato caro le mie decisioni: rimanere senza stipendio e lasciare un posto fisso con tutti i privilegi non è facile».
Con Rossella, allora direttore del Tg5, era impossibile convivere?
«No, per me la questione è solo il rispetto delle regole professionali: se si dà una notizia, bisogna poi sempre dar voce agli avversari politici, di qualunque schieramento siano. E dato che per questa cosa nacque un litigio, che poi si trasformò in uno scontro più radicale, io decisi di lasciare l'azienda».
Anche lei fu accusato di non rispettare le regole quando fu coinvolto nello scandalo sul calcio, anche se non ci fu alcuna conseguenza giudiziaria.
«Appunto, furono solo delle intercettazioni riportate sui giornali in cui scherzavo con Moggi da tifoso. Niente di penalmente rilevante e secondo me neanche dal punto di vista deontologico. È stato l'Ordine dei giornalisti che ha voluto avere la mano pesante dandomi tre mesi di sospensione. La sensazione è che a volte l'Ordine abbia bisogno di dimostrare di esistere. Infatti, al mio ricorso il Consiglio nazionale, dopo due anni, non ha ancora risposto».
Lei sarà favorevolissimo al disegno di legge che
«Assolutamente, io sono garantista. E penso che sia giusto impedire che la vita delle persone venga sbattuta in prima pagina, anche a costo di punire un giornalista».
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