Spunta il rebus Radicali: sì alle misure anti crisi Ma non votano la fiducia

Le opposizioni davano il governo già per spacciato. Ma non avevano calcolato la variabile Pannella: i Radicali non voteranno certo al fiducia al Cav, ma sono pronti ad appoggiare le misure anti crisi

Spunta il rebus Radicali: sì alle misure anti crisi Ma non votano la fiducia

E succede che, proprio quando i poteri forti e la sinistra danno il governo per spacciato, spunta una variabile che rimette tutto in discussione. Ed è così che, mentre Bersani e compagni brindano ai fuoriusciti del Pdl, che ieri hanno annunciato la migrazione nell'Udc di Pier Ferdinando Casini, spunta il giallo dei Radicali. Sul pacchetto anti crisi il partito guidato da Marco Pannella è pronto a trattare con il governo. "Il 90 per cento delle misure corrisponde a grandi linee ai nostri referendum di 15 anni fa", spiega Maurizio Turco affrettandosi, però, a far presente che i radicali sono all'opposizione e che, quindi, non voteranno la fiducia al governo.

I radicali stanno valutando attentamente l’atteggiamento da tenere in Aula. Non sarebbe la prima volta che i pannelliani vanno per la propria strada e mandano su tutte le furie un centrosinistra che, con le dita incrociate, spera nella caduta del governo. Sono riusciti a far scappare uno "stronzi" a Rosy Bindi e a farsi tacciare di "traditori" dai vari papaveri democratici. Il fatto è che, da sempre, i radicali hanno le mani libere in parlamento. E ingabbiarli all'interno di una coalizione è pressocché impossibile. Tuttavia, a Bersani e compagni non va giù che questi non si attengano ai diktat di via del Nazareno. Tanto che l'ostracismo democratico è costato a Pannella sputi in faccia e insulti alla manifestazioni degli indignados a Roma. E, adesso, rischiano di fare un brutto scherzo alle opposizioni che, da Antonio Di Pietro a Gianfranco Fini, danno per spacciato Silvio Berlusconi.

Per il momento si tratta unicamente di voci. Non c'è niente di concreto. Turco farà sapere che la decisione sarà presa "in autonomia" dal momento che "il Pd non ci coinvolge". "Vediamo di contatti tra le forze di opposizione, ma noi non veniamo convocati e quindi ci muoviamo in autonomia - spiega - non prendiamo ordini da nessuno". Per quanto riguarda il voto di martedì alla Camera sul Rendiconto dello Stato, Turco spiega che il gruppo potrebbe votare no oppure astenersi: "Di certo, il Rendiconto deve passare. Già è stata una forzatura il fatto che sia stato presentato di nuovo, ma era inevitabile e ora va approvato". Tutt'altro discorso per quanto riguarda la fiducia al dl stabilità e al maxiemendamento. I radicali guarderanno le misure entrando nel merito: "Il 90 per cento corrisponde a grandi linee ai nostri referendum di 15 anni fa e quindi sarebbe difficile per noi votare contro. Discuteremo. Ma la fiducia al governo, quella la vota chi sta al governo. Noi siamo all’opposizione e voteremo 'no' alla fiducia".

Insomma, se Berlusconi porrà la fiducia, difficilmente la ottenerrà dai radicali. Diverso accadrà se il governo entrerà nel merito dalle misure. Per il momento, la mozione di Chianciano ha, infatti, congelato la situazione con il Partito democratico. "Sono state confermate tutte le critiche e tutti gli attriti - spiega il presidente
Silvio Viale - ma guardiamo con attenzione a tutte quelle iniziative politiche che, anche dall’interno del Pd, possono riportare attenzione verso gli obiettivi storici radicali".

Secondo Viale, dunque, il punto non è solo "quanti deputati daranno la fiducia al governo", ma "quanti e su quali contenuti siano disposti ad una maggioranza diversa". Pertanto, tutte le indiscrezioni strumentali e interessate che indicano i radicali verso la fiducia al governo sono del tutto prive di fondamento.

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