«La stampa è libera e non corre rischi Parola di vittima»

nostro inviato a Bruxelles

«Un insulto al Parlamento Europeo ma soprattutto alla logica...». Non usa mezze misure Clemente Mastella eletto a giugno nel Pdl nell’analizzare la richiesta del gruppo liberale (Alde) a Bruxelles, nata a seguito di una iniziativa dipietrista, di dibattere in aula, domani, lo stato della libertà di stampa in Italia. «Al Quirinale risiede oggi un esponente della sinistra che per di più a Bruxelles conoscono bene, visto che è stato seduto per anni in questi banchi. Ma vi pare che se davvero il capo dello Stato avesse intravisto anche il benché minimo rischio non avrebbe da tempo inviato un messaggio alle Camere? Vi pare che non si sarebbe fatto sentire in qualche altro modo anche in Europa?!» commenta con un pizzico di fastidio l’ex-guardasigilli. Che una sicurezza ce l’ha: «Una montatura. Una strumentalizzazione netta. E sa perché lo dico? Ho apprezzato l’altro giorno Sansonetti, che dirigeva Liberazione e oggi guida L'Altro e che ritengo un giornalista onesto anche se di parte, il quale ha spiegato che andava alla manifestazione di sabato a Roma “perché era contro Berlusconi”. La libertà di stampa, qui, non c’entra nulla!».
Insomma al complotto per silenziare l'opposizione lei non crede per niente, Mastella...
«Ma se siamo arrivati al punto che sul servizio pubblico televisivo ingaggiano addirittura una escort, che poi in altri Paesi ha un nome diverso, pur di lanciarla contro il presidente del Consiglio! Ma andiamo! Che ci siano dei problemi nella stampa italiana mi pare evidente: ma sono quelli della scarsa veridicità di parecchi che scrivono, dei licenziamenti che si fanno ormai a getto continuo chiamandoli prepensionamenti, del divorzio di fatto coi giovani che non a caso rifiutano la stampa scritta, della crescita esponenziale della militarizzazione dei giornali. Ma siano onesti almeno con se stessi gli esponenti della sinistra e del sindacato dei giornalisti: come fanno a sostenere che è a rischio la libertà di stampa? E riflettano prima di aprire bocca: non è che un premier di sinistra può querelare perché si difende e uno di destra non può, altrimenti si realizza il regime...».
Mi pare che lei non la mandi a dire...
«E che posso fare di diverso? Io l’ho vissuta sulla mia pelle la diffamazione, e per di più sono stato colpito da un volume di fuoco diffamatorio... amico! Se lo ricorda cosa accadde dopo le presunte rivelazioni di Catanzaro? Iniezioni ed iniezioni di puro veleno di tutta la stampa di sinistra contro di me. Una libertà di vomito come mai in precedenza, tutta indirizzata sulla mia persona. E oggi cosa resta di quella inchiesta? Di quelle pseudo-accuse? Nulla di nulla».
Buffo no che proprio il De Magistris che fece circolare le voci contro di lei adesso si presenti all’Europarlamento per denunciare i rischi gravissimi che starebbe correndo la libertà di stampa nel nostro Paese...
«Buffo lo dice lei. Per me è l’ennesimo sintomo del decadere di un sistema. Quel signore ha utilizzato la stampa per poter ritagliarsi il suo spazio di notorietà e passare alla politica. E questo lo dirò chiaro e forte quando prenderò la parola domani in aula. Lui non vuole affatto la libertà di stampa, ma la libertà di certuni di poter diffamare altri! Vuole delegittimare i suoi avversari politici non riuscendoci democraticamente! E poi si lamentano se uno querela...».
Be’, certo non è che la querela sia una bella cosa almeno per chi fa il mestiere del giornalista...
«Allora le racconto una storia. Anni fa querelai un giornalista dell’Espresso che aveva letteralmente inventato di sana pianta una serie di accuse contro di me. Causa che poi, detto per inciso, riuscii a vincere. Il giudice, quando m'interrogò, mi chiese come mai ero giunto alla decisione di passare per le vie legali, visto che in precedenza ne avevo fatto a meno. E io gli spiegai che lo dovevo al fatto che, poco prima di un importante voto politico, quell’articolo accusatorio in fotocopia era stato messo in tutte le caselle postali della città dove vivevo, ma che avevo fatto quella scelta anche per via di San Filippo Neri...».
... San Filippo Neri? E che c’entra?
«C’entra, anche se allora non era ancora santo ma sfoggiava una vena di follia che solo i beati possiedono. Una volta, si trovò a confessare un notorio maldicente. Uno che andava a sparlare di tutti. Quello gli rivelò le sue malefatte e gli chiese di stabilire una penitenza e il sacerdote gli disse di andare a casa, di spennare un pollo e di tornare poi da lui. Quello tornò e sentitosi dire che a quel punto doveva recuperare tutte le penne, disse che il vento ormai le aveva portate chissà dove... E San Filippo gli disse: appunto. Vedi a cosa porta la maldicenza? Capisce ora perché soprattutto un politico non possa fare sconti a riguardo? Detto questo, sostenere che in Italia la libertà di stampa corra dei rischi non è tanto comico, quanto tragico: è la conferma di una doppia morale della sinistra nostrana. Ho visto che se la sono presa pure con Minzolini che forse avrà esagerato, ma non mi pare abbia mai raggiunto i vertici toccati a suo tempo da quel preparatissimo e intelligentissimo direttore che era Sandro Curzi.

Che, dagli schermi di Telekabul, faceva ben di peggio senza che nessuno avesse niente da ridire... Glielo ripeto: secondo la sinistra italiana c’è chi può e chi no. E guarda caso chi può sono solo loro. E allora, le pare normale che se uno obietta, strillino contro i rischi che correrebbe la democrazia?».

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