Molti vorrebbero capire, in questa ridda di dichiarazioni, se stiamo uscendo dalla crisi, o per lo meno se c'è qualche politico che ha una visione globale per l'uscita dalla crisi. Sento dichiarazioni di cauto ottimismo stroncate poi dai tg: chiude questa o quella fabbrica, aumentano i disoccupati, diminuisce il pil, aumentano i fallimenti, il numero dei poveri è in forte crescita. Ma i politici, imperterriti, dicono che il 2014 sarà migliore del 2013 con la stessa facilità con cui dichiaravano nel 2012 che il 2013 sarebbe stato migliore.
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Caro Degni, tra quelli che vorrebbero capire ci sono anch'io. Ma temo che nessun talento tra quelli da lei invocati riuscirebbe a farci capire, essendo lui il primo a non riuscirci. So benissimo - lo sappiamo tutti - quali misure sarebbero necessarie per far uscire l'Italia dalla recessione. Taglio delle spese, diminuzione delle tasse, efficienza della pubblica amministrazione e via dicendo. Ma come, se ogni gruppo, ogni corporazione, ogni mandarinato burocratico lancia urla isteriche quando si voglia solo un po' intaccane i privilegi? Il guaio è che le urla sono ascoltate: marcia indietro per placare le proteste. Con azzardo probabilmente eccessivo esprimo il mio parere sulla realtà e sulla consistenza della «ripresina». Concedo ai politici il diritto e magari il dovere di sbandierare la fiducia, anche quando non la nutrano. Le mie fiammelle d'ottimismo non derivano dunque dagli annunci del Palazzo. Il registro delle promesse non mantenute avrebbe tante pagine quante ne ha l'enciclopedia Treccani, per il registro delle promesse mantenute basterebbe una paginetta, in gran parte bianca.
No, il mio vero motivo di speranza consiste nel fatto che - l'ho letto da qualche parte - le crisi e le anticrisi sono cicliche, all'una segue l'altra, e avendo adesso toccato il fondo dovremmo per forza risalire. Sperém.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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