Statale, ancora scontri: assalto rosso al banchetto di Azione universitaria

Il grido d’assalto è arcinoto: «fascisti, carogne, fuori dalle facoltà»; la rivendicazione pure: «non avete spazi di agibilità all’interno dell’ateneo»; le minacce variano da «vi aspettiamo fuori» a «vi spacchiamo la faccia».
Dura la vita all’università Statale per i ragazzi di Azione universitaria, i cosiddetti «studenti universitari di destra», 380 iscritti solo a Milano città. Ieri l’ultimo dei loro banchetti per regolare un accesso selezionato all’università - allestito in via Festa del Perdono 3 (l’atrio delle bacheche) e che doveva durare dalle 10 alle 14 secondo gli accordi presi con l’ateneo - è stato oggetto di un continuo tentativo di boicottaggio da parte di una trentina di rappresentanti dei collettivi studenteschi.
Tenuti a bada dalla Digos fino alle 13.20, quando - nonostante tra i due gruppi non ci fosse stato alcuno scontro fisico - è arrivata la Celere in assetto antisommossa. Sì, gli uomini del reparto mobile, a cui si sono aggiunti i carabinieri, sono entrati alla Statale. E hanno cercato di calmare gli animi dei collettivi fino alle 14 quando il banchetto di Au è cessato. Ma intanto - tra minacce, insulti e dichiarazioni di solidarietà gridate da una parte all’altra del cordone divisorio formato dalle forze dell’ordine - all’università è andato in scena quello che Carlo Fidanza, capogruppo di An in Comune, ha definito «l’ennesimo atto di intolleranza da parte di una minoranza di esagitati che pretende di decidere con la violenza e le minacce chi ha diritto ad esprimere le proprie idee in università e chi no». Insomma, un delirio.
«Il banchetto era autorizzato e la legalità andrebbe rispettata - afferma con decisione Carlo Armeni, 23 anni, presidente di Au Milano e rappresentante al Senato accademico della Statale per gli studenti -. Con questa iniziativa, infatti, abbiamo voluto dar voce a un’esigenza che riteniamo impellente: fare un accesso selezionato nell’ateneo, come avviene in qualsiasi edificio pubblico. Allo scopo, innanzitutto, di identificare chi entra e, di conseguenza, d’intervenire contro chi viola le regole dell’università. Alla biblioteca della facoltà di Scienze politiche, la Collotti-Pischel, c’è già un tornello: perché non utilizzare lo stesso sistema altrove visto che, spulciando i documenti del Cda della Statale, si scopre che l’ammontare dei furti (materiale da laboratorio, volumi e schermi Lcd) ammonta a 35mila euro? Inoltre ci sono stati danni per oltre 10mila euro alle strutture e, durante l’occupazione avvenuta tra novembre e dicembre scorsi, i ragazzi dei collettivi sono entrati nella mensa e hanno fatto quella che loro chiamano una «spesa proletaria» di oltre 10mila euro. Senza contare i nomadi che hanno dormito in via Celoria...».
A breve, inoltre, tra via Festa del Perdono, via Conservatorio (dove c’è la facoltà di Scienze politiche) e la sessione didattica di via Celoria, dovrebbe partire un progetto di sperimentazione per prolungare l’orario di apertura delle biblioteche. «Un motivo in più per mettere in primo piano la sicurezza» conclude Armeni.

Che, prima, però, aggiunge: «E il rettore Enrico Decleva dovrebbe farsi sentire. Altrimenti, con le elezioni previste per maggio e tutte le minacce di cui siamo oggetto da parte dei collettivi, qualcuno finirà per farsi male. Anche quando non si fa politica».

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