Stessa tomba per il soldato e il cane artificiere

Si chiamavano Rin Tin Tin, Rusty, sergente O’Hara, combattevano indiani e malfattori, scorazzavano per il West con le giacche blu del 101º cavalleria. Lasciata la Tv rivivono in carne e ossa nelle ridotte irachene. Lì nelle basi avanzate dell’esercito americano 200 inseparabili coppie d’uomini e cani soldato giocano a rimpiattino con le bombe di Al Qaida. I nuovi Rin Tin Tin si chiamano Pluto, Iron, Udo e sfoggiano un pelo mielato da Labrador o una fulva pelliccia da pastore tedesco. Ognuno di loro trascorre le sue giornate con un compagno soldato in grado d’interpretarne scodinzolii, latrati e uggiolii.
Vita e morte di entrambi - spiega una corrispondenza del Los Angeles Times da Base Kalsu, 20 chilometri a sud di Bagdad - dipendono dal fiuto dei nuovi Rin Tin Tin e dalla simbiosi con i Rusty in mimetica. Battono i sentieri davanti alle pattuglie, individuano i fili invisibili delle trappole esplosive, annusano gli edifici per capire se un congegno nascosto li farà saltare non appena uno scarpone attraverserà la soglia. Rischiano in due, ma il quadrupede, tanto per evitare soprusi, sfoggia un grado più elevato. Nessun Rin Tin Tin potrà denunciare un addestratore violento, ma quel grado garantirà la corte marziale per il poco fedele sottoposto a due zampe. È solo teoria. «Mi sento più vicino al mio cane che a qualsiasi altra persona», ripete il sergente Charles W, Graves, salvo aggiungere: «Tranne ovviamente mia moglie». Il sergente maggiore Udo, un Labrador mielato in servizio con lui a Base Kalsu, non s’ingelosisce. Finché son lì, le attenzioni di Charles sono tutte per lui.
La vita di entrambi dipende, in fondo, solo dalle sniffate raffinate, ma caduche del sergente maggiore Udo. La memoria olfattiva di tritolo, kalashnikov e inneschi esplosivi tende - se non stimolata - a svanire dopo solo un mese. Così le giornate trascorrono in percorsi di guerra disegnati tra mine e armi abbandonate. Per ogni annusata vincente Udo porta a casa un cono di gomma. Solo quel giocattolo preferito, solo la gioia di stringerlo tra i denti spinge il sergente Udo a usare tutto il suo fiuto per riconoscere armi e minacce vere. «Stare con un cane come questo è come stare con un figlio... Se gli succedesse qualcosa non potrei mai perdonarmelo», dice Graves confessando di avere disposto una sepoltura comune in caso d’incidente sul lavoro. È già successo. Lo scorso luglio un ordigno dilaniò il caporale Kory Wiens, un ragazzone ventenne dell’Oregon, e il labrador retriever caporal maggiore Cooper.

Sono stati il primo soldato padrone e il primo cane artificiere a cadere assieme dalla fine della guerra del Vietnam. Ma come aveva lasciato scritto il caporale Kory l’avventura non è finita lì. Sono tornati assieme nell’Oregon, riposano uno accanto all’altro nella doppia tomba scavata nel giardino di casa da mamma e papà Wiens.

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