Germania Est-Germania Ovest 1 a 0: un incidente di percorso per la Mannschaft della Repubblica Federale Tedesca, un giorno storico per la nazionale "operaia" della Repubblica Democratica Tedesca, la Ddr. La città è Amburgo, l'arena il Volksparkstadion. La data è il 22 giugno 1974. L'occasione i decimi Campionati mondiali di calcio che la nazionale dell'Ovest avrebbe alla fine conquistato. Per uno strano scherzo del destino le due Germanie, che non si riconoscevano a vicenda, videro le rispettive nazionali sorteggiate nello stesso girone, il Gruppo 1, e mandarono in scena l'unico scontro sul rettangolo verde della loro storia.
A decidere il risultato finale contro i favoritissimi cugini dell'Ovest e a portare la Germania Est alla seconda fase del Mondiale da vincitrice del Gruppo 1 fu il gol di Jurgen Sparwasser al 77° minuto. Dopo una partita a lungo bloccata che si avviava verso la fine, Sparwasser, 26enne centrocampista offensivo del Magdeburgo fresco vincitore della Coppa delle Coppe contro il Milan campione in carica, mise nel sacco la rete passata alla storia. Il difensore Lothar Kurbjuweit servì in diagonale la mezzala Sparwassermm il quale, dopo aver saltato in palleggio grazie ad un controllo in corsa (prima di testa e poi di coscia) i centrali della Germania Ovest, Höttges e Vogts, depositò in rete alle spalle del portiere occidentale Sepp Maier. Lo ricordò con nitidezza Gunther Grass: "Sparwasser accalappiò il pallone con la sua testa, se lo portò sui suoi piedi, corse di fronte al tenace Vogts e, lasciandosi persino Höttges dietro, lo piantò alle spalle di Maier in rete". Il gol di Sparwasser in patria fu un grande mezzo di propaganda politica e fu presentato come simbolo di una presunta superiorità del modello sportivo della DDR il cui partito socialista guida, la SED, scopriva grazie agli exploit del Magdeburgo il ruolo sociale e politico del calcio.
Il gol di Sparwasser è diventato simbolo del legame tra calcio e politica dodici anni prima della Mano di Dio di Diego Armando Maradona e fu usato fino allo sfinimento dal regime socialista dell'Est che non ricompensò però, in fin dei conti, il suo autore, il quale scappò a Occidente un anno prima della caduta del Muro. Sette tedeschi orientali su dieci, però, guardarono in televisione l'unica occasione di confronto tra le due Germanie e poterono, per una notte, non provare alcun senso di inferiorità nei confronti dei cugini” dell’Ovest, mentre al contempo aumentarono anche le pressioni politiche per un’identificazione crescente tra sport e regime. Tipico era, in Germania Est, chiedere a un amico dove fosse "la sera del gol di Sparwasser" e nella sua abitazione di Cottbus anche una giovane studentessa ventenne di chimica, la futura “Cancelliera” Angela Merkel, esultò ampiamente per il successo.
"Inizialmente snobbato dal regime nato nel 1949 affascinato invece dal sogno di elevare la Germania Est a superpotenza degli sport olimpici" portatori di medaglie in numero più copioso, si è ricordato su Contrasti, "il calcio riuscì a ritagliarsi uno spazio importante, e risultò oggetto di pesanti ingerenze politiche per il cruciale intervento di Erich Mielke, capo della Stasi", che sfruttò le frequenti trasferte oltre confine delle squadre tedesche dell'Est per monitorare e spiare l'Ovest attraverso membri dei servizi di sicurezza e valutare l'impatto del modello occidentale sui cittadini della Germania socialista. Mielke amava presentare il calcio "socialista" della Germania Est come il trionfo del volontarismo e del dilettantismo di Stato proprio dei Paesi del blocco fiilosovietico. Ma chiaramente lungi dall'essere dilettanti nei fatti i calciatori della Germania Est si erano fatti la nomea di lottatori, avversari rognosi e determinati per tutte le avversarie che li avevano sfidati a livello di club.
Privi dell'estro degli jugoslavi, della fantasia dei polacchi, della quadrata organizzazione dei sovietici (in particolar modo degli ucraini della Dinamo Kiev) o della gloria passata di cecoslovacchi e ungheresi, i calciatori della Germania Est furono i più espressamente "socialisti" della pattuglia orientale. Pari, forse, solo a quelli della Romania che avrebbe con la Steaua Bucarest portato nel 1986 l'unica Coppa dei Campioni della storia finita oltre la Cortina di Ferro.
Vincenzo Palliotto in "Ddr - La guerra fredda del football" ricorda che alla spedizione della Germania Est oltre il Muro di Berlino la nazionale "era composta principalmente da giocatori del Magdeburgo, del Carl Zeiss Jena e della Dynamo Dresda", mentre nessun giocatore della Dynamo Berlino, vicina a Mielke e che avrebbe conquistato l'egemonia negli anni successivi, ne faceva parte. "Alla fase finale della Coppa del Mondo del 1974 così erano distribuiti i calciatori in forza al tecnico Georg Buschner. I vari Seguin, Pommerenke, Sterich, Hoffmann e Sparwasser erano in forza al Magdeburgo" vincitore della Coppa delle Coppe e dunque accreditato tra le squadre più in vista d'Europa. "Blochwitz, Weise, Schunphase, Irmscher, Vogel, Bransch, Kurbjuweit, Ducke e Stein invece militavano nel Carl Zeiss Jena", squadra legata alla celebre industria ottica e che sotto la guida del commissario tecnico della nazionale del 1974 Georg Buschner tre anni prima aveva raggiunto i quarti di Coppa dei Campioni venendo travolta al ritorno (4-0) dalla Stella Rossa Belgrado dopo aver vinto 3-2 l'andata. Invece "Ganzera, Sammer, Watzlisch e Kreische erano in forza alla Dynamo Dresda", che nella precedente Coppa dei Campioni aveva estromesso la Juventus e aveva lottato fino alla fine contro i tedeschi dell'Ovest del Bayern Monaco perdendo 4-3 l'andata degli ottavi e pareggiando 3-3 il ritorno in quello che fu il primo memorabile confronto fra squadre delle due Germanie.
Sparwasser decise pochi mesi dopo il derby sull'asse Dresda-Monaco una sfida tra due nazioni sicuramente sbilanciate in termini di forza sul campo ma che rispecchiavano la sfida di un modello senz'altro vitale come il calcio dell'Est a quello consolidato dell'Ovest. Un modello che avrebbe avuto sicuramente grandi strumentalizzazioni politiche, arrivate a diventare una piena commistione nel decennio successivo, ma che indubbiamente seppe produrre una scuola di calcio valida e competitiva anche di fronte a poche risorse a disposizione. Il calcio socialista della Germania Est ebbe nella notte estiva di Amburgo la sua più alta conquista. E fu una vittoria che avrebbe a lungo fatto parlare di sé. "So di essere l’eroe di un’epoca che non tornerà", dichiarò Sparwasser nel 2006 parlando a Emanuela Audisio di Repubblica. "Quel giorno al Volksparkstadion gli 8.500 tedeschi arrivati ad Amburgo con i treni dall’est e con un visto turistico che durava giusto il tempo della partita, alzarono le braccia. Per il gol sì, ma anche per tutto quello che significava". Un segno della capacità di ricordare al mondo che la Germania Est esisteva.
E che, grazie a quel derby, poteva esistere anche una Germania, declinata al singolare e senzi aggiunte topografiche, capace di convivere serenamente. Anche grazie al ruolo unificatore del calcio. E ancora oggi milioni di ex Ossies over cinquanta possono, ovunque vivano in Germania, dialogare ricordandosi a vicenda dove fossero quando segnò Sparwasser.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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