Strada ci insulta, noi lo quereliamo

Gino Strada e la sua banda di intoccabili ci dichiarano «guerra» con una strombazzata querela. Durante una conferenza stampa il fondatore di Emergency sventola un paio di prime pagine del Giornale sulla settimana di passione dei tre «martiri» dell'Ong arrestati in Afghanistan. La nostra colpa è di essere stati gli unici a sbugiardare il Times di Londra sull'annunciata confessione di Marco Garatti, Matteo Dell'Aira e Matteo Pagani di essere in combutta con il terrorismo talebano. E di aver riportato altre notizie di presunte prove in mano ai servizi afghani conosciute dal governo italiano. In pratica siamo rei di aver fatto i giornalisti, spesso un passo avanti rispetto agli altri giornali. Per questo, a sua volta, il Giornale querelerà Strada.
La prima pagina additata al pubblico disprezzo è quella con il titolo «Gli amici di Strada, confessione shock». Peccato che Gino l'intoccabile non legga il lungo articolo che dalla prima sfocia all'interno, dove il titolo su sette colonne centra la notizia: «Gli uomini di Strada confessano. Anzi no». Il testo è firmato da chi scrive, come gran parte dei pezzi esclusivi sull'ennesima puntata degli «incidenti» di Emergency in Afghanistan. A 24 ore dall'arresto dei tre italiani, quando lo stesso ministro degli Esteri, Franco Frattini, prende le distanze, il Giornale-spazzatura, come ci bolla Strada, scopre le carte di uno sporco gioco ai danni degli arrestati.
Il giorno dopo tutti i giornaloni italiani escono con la notizia della confessione in ampia evidenza. Non risulta che Gino l'intoccabile abbia querelato pure loro. E se non bastasse la stessa mattina Cecilia Strada, figlia del fondatore di Emergency, presidente dell'ong, mi ringrazia in diretta a Rai Radio 3 (si può ascoltare sul mio sito).
Gino sventola, con meno enfasi, anche un'altra esclusiva del Giornale, che parla di un'intercettazione dei servizi afghani ai danni di Garatti. Per almeno cinque giorni gli 007 di Kabul hanno parlato di prove di tutti i generi che incastravano senza speranza i tre di Emergency. Strada, miope come sempre, si guarda bene dal leggere questo passaggio del pezzo incriminato: «Secondo l'intelligence afghana l'intercettazione è una delle prove cardine del coinvolgimento di Garatti. Tutti quelli che lo hanno conosciuto, compreso chi scrive, stenta a crederlo». Non solo: fin dal primo giorno ho scritto sul Giornale e detto in televisione e alla radio che «non credevo alla storia dei tre terroristi in camice bianco». Invece sono sempre stato convinto che Emergency abbia molto da chiarire sul vero ruolo di Ramatullah Hanefi, il loro ex responsabile locale all'ospedale di Lashkar Gah, nei sequestri del fotografo Gabriele Torsello e dell'inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo. E sono altrettanto convinto che gli intoccabili dell'ong milanese sparano a zero contro la Nato, ma denunciano di meno i crimini dei talebani. Addirittura mettendo sullo stesso piano i soldati dell'Alleanza atlantica, compresi i nostri, e i terroristi. Per non parlare del fatto che nessuno si chiede più chi abbia messo le armi nell'ospedale e perché.
A Gino Strada e Peacereporter, costola mediatica di Emergency, piace solo la loro Verità con la V maiuscola, come se fossero la Pravda. Oltre alle querele sibilano velate minacce. L'editto milanese di ieri non lascia dubbi: «È stato aperto un fascicolo per calunnia contro ignoti afghani, mi piacerebbe, invece, che ne venisse aperto un altro contro nostri concittadini notissimi». Il monito di Gino in versione Travaglio è chiaro: gogna giudiziaria per il direttore del Giornale, Vittorio Feltri, quello di Libero, Maurizio Belpietro e politici vari («personaggi notissimi»). Se mai accadesse mi costituisco ai carabinieri. E mi dichiaro prigioniero d'opinione per avere raccolto notizie esclusive (talvolta a favore di Emergency) facendo il giornalista senza guardare in faccia nessuno.
Strada ci chiede di pubblicare titoli assolutori sui tre «martiri» di Lashkar Gah. Peccato che Emergency non abbia ancora risposto alla richiesta di un'intervista a tutto campo, con il chirurgo Garatti, avanzata da giorni via Cecilia Strada. Aspettiamo fiduciosi che il liberato si conceda, per porgli delle domande su alcune novità di questa storiaccia come il doppio gioco di qualcuno.
L'obiettivo vero dei duri e puri di Emergency è mettere a tacere o screditare chi critica San Gino e gli fa le pulci. Un vecchio sistema stile Kgb, che aveva cercato di fare lo stesso quando mi catturarono in Afghanistan, durante l'invasione sovietica.

La mia colpa era raccontare la guerra in prima linea seguendo i mujaheddin. Quella volta le nostre autorità, che non smetterò mai di ringraziare, ci hanno messo sette mesi a tirarmi fuori dalle galere di Kabul. Non sette giorni, come gli intoccabili di Emergency.
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