
«Nel mese dedicato alle donne, ci impegniamo a restituire a Milano il suo splendore». Da intendersi come adeguata illuminazione delle strade, premessa di una percezione di sicurezza più estesa. Non solo a Milano, anche a Roma e a Napoli. Insieme al segretario nazionale Antonio Tajani, Cristina Rossello, coordinatrice di Fi a Milano e Catia Polidori, responsabile nazionale di Azzurro donna, hanno coinvolto per Napoli Iris Savastano, segretaria cittadina di Fi e per Roma Luisa Regimenti coordinatrice romana. Hanno poi presentato mozioni unificate in tre città, «per richiamare l'attenzione su un problema urgente che mina la sicurezza e il benessere dei cittadini, in particolare delle donne e delle persone più fragili». Di qui la richiesta di una mappatura dell'illuminazione pubblica dei centri urbani «da visionare entro marzo».
Rossello spiega che a Milano sono stati interessati tutti i municipi e che l'intento delle mozioni è presidiare con più luce le zone meno frequentate, quelle prive di negozi e percepite come insicure: da parco Lambro al sottopassaggio di viale Monza a viale Fulvio Testi, solo per citarne alcune. Ma l'elenco delle strade che al calar della sera piombano in atmosfere medievali è assai nutrito. Per spostarsi da via dell'Aprica a via Valtellina è consigliabile accendere la pila, guidando lungo le circonvallazioni residenziali che non beneficiano delle insegne dei negozi, non si riescono a distinguere i pedoni che attraversano a meno che non indossino il giubbotto catarifrangente (già, ma chi lo porta?).
Se fino a una decina di anni fa le scuole milanesi tenevano le luci accese per l'intera notte, proprio per infondere un senso di sicurezza al quartiere, oggi si è costretti a stringere i cordoni della borsa e niente più scuole illuminate. La mozione di Fi anticipa l'obiezione del risparmio: «La tecnologia oggi consente di aumentare la sicurezza senza aumentare costi. Dai lampioni a led intelligenti, dotati di sensori di movimento che aumentano la luce solo quando necessario, ai sistemi di smart lighting e telecontrollo che regolano l'intensità luminosa in base al traffico pedonale e veicolare». La mozione prosegue: «Il decreto 50 del 18 aprile 2016 (Codice degli appalti pubblici) prevede investimenti in infrastrutture intelligenti, compresa l'illuminazione urbana anche attraverso partenariati pubblico-privati».
A2A, la società che gestisce l'illuminazione pubblica milanese, dal 2014 ha sostituito i vecchi lampioni con luci a Led. «Erano 136mila apparecchi e oggi sono 154.500 - ci ha confermato l'azienda -. La tecnologia è ad alta resa cromatica e ha permesso notevoli vantaggi, primo fra tutti il risparmio». In dettaglio, A2A ha precisato che «il consumo di energia elettrica è stato ridotto del 50%, corrispondente a più di 11mila tonnellate equivalenti di petrolio risparmiate all'anno». E l'illuminazione, si è ridotta come sembra a chi circola la sera?. No, assicura l'azienda, grazie ai Led si è avuto «un aumento dell'efficienza luminosa (100lm/watt) (quella delle precedenti lampade si attestava intorno ai 70lm/watt)». E A2A aggiunge che «si è ridotto l'inquinamento luminoso» e «non vi è alcuna emissione verso l'alto». Il totale dei punti di luce di Milano - 856 al km2 - risulta superiore sia a quello registrato nelle principali città italiane (Napoli 512 al km2; Roma 155) sia alla media nazionale (33 al km2). Come mai allora, al calar della sera, ci troviamo in strade semi-buie? Dipende dai cambiamenti climatici. «Nel 2024 in città sono caduti 1.
660 millimetri di acqua (rispetto alla media dell'ultimo decennio l'incremento è stato di 700 millimetri) ha risposto A2A - Questa particolare condizione potrebbe aver contribuito a generare una percezione di luminosità inferiore rispetto al dato reale di illuminazione».
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