Le strane intuizioni di Fini "Sulla casa di Montecarlo la magistratura archivierà"

A Porta a Porta Fini dribbla le domande: "Non sono pentito di non aver lasciato". Tensioni in studio con Vespa. Il Cav non si fida: "Su Ruby non è super partes"

Le strane intuizioni di Fini 
"Sulla casa di Montecarlo 
la magistratura archivierà"

Prima Annozero, poi Ot­to e Mezzo, ora Porta a Porta. La controffensiva mediatica di Gianfranco Fini, all’indomani dell’esodo di molti parlamen­­tari verso altri lidi politici, ripar­te dal salotto di Bruno Vespa. Una partecipazione che ripete lo stesso schema delle ultime apparizioni: niente talk-show allargato ma un semplice fac­cia a faccia con l’intervistato­re.

Il presidente della Camera, seduto da solo sul divano bianco dello studio di Via Teu­lada, decide una volta di più di svestire gli abiti istituziona­li e di attestarsi su un registro decisamente politico. Quindi massicce dosi di antiberlusco­nismo, battute al vetriolo e in­solite scintille con Bruno Ve­spa. Bocca cucita, invece, sul­la casa di Montecarlo. Se non per l’ostentazione di una cer­tezza: il Tribunale di Roma spazzerà via ogni accusa. «Si è pentito di aver detto che si sarebbe dimesso nel caso in cui si accertasse che Giancar­l­o Tulliani è il proprietario del­la casa di Montecarlo?» chie­de Vespa. «Assolutamente no» ribatte Fini. «Si è sentito ingannato da suo cognato?» insiste il giornalista. «Fra qualche giorno si pronunce­rà la magistratura e arriverà la parola fine a questa storia».

L’intervista non è certo delle più semplici e spesso si trasfor­ma in una sorta di duello con stoccate a viso aperto e veleno­si botta e risposta. La prima «carezza» è subito molto diret­ta: «Lei conosce bene la stam­pa italiana- dice Fini- ne è uno degli interpreti e a volte uno de­gli interpreti più fantasiosi». Il secondo screzio è sul Piano per il Sud: «Spero ci si occupi del rilancio dell’occupazione giovanile perché del Piano per il Sud non c’è traccia a parte qualche servizio di Tg e di Por­ta a Porta ». Vespa replica im­mediatamente: «Abbiamo fat­to un solo servizio ». E Fini: «Ho detto qualche, non abbia la co­da di paglia ». Il presidente del­la Camera, più volte, insinua un legame tra Vespa e il pre­mier. «Lei è molto informato su quello che fa Berlusconi». E Vespa: «Cerco di essere infor­mato su tutto». E ancora sulle intercettazioni: «Dovrebbe chiedere a Berlusconi, che lei frequenta, perché disse no alle modifiche proposte da Giulia Bongiorno». Spiccioli di ten­sione anche sulle amministra­tive. «Avete preclusioni ad alle­arvi con candidati di destra?» chiede il giornalista. E Fini: «Lei offende la mia intelligen­za ». «Mi fa piacere», è la secca risposta di Vespa. «Speravo fos­se un giornalista più corretto» chiosa il leader di Fli. Un’ani­mosità che l’ex direttore del Tg1 fa risalire all’autunno scor­so. «Trasmettemmo un servi­zio sulla casa di Montecarlo con una testimonianza raccol­ta sul luogo. Mi dispiace che il rapporto con Fini si sia guasta­to per un servizio che ritenevo doveroso mandare in onda».

Sul fronte più strettamente politico Fini archivia definiti­vamente la prospettiva delle elezioni. «Dopo la decisione saggia di allungare i tempi del federalismo regionale di 4 me­si, è chiaro che non si voterà più quest’anno». Poi parte al­l’attacco diretto del premier. «Il problema non è Bossi ma Berlusconi che ha concesso a Bossi di essere il dominus del governo. Il vero presidente del Consiglio è Bossi». Non man­ca la domanda sul nodo del conflitto di attribuzione anco­ra da dirimere. «Porterò all’uf­ficio di presidenza la mia opi­nione. Il mio parere comun­que non sarà espresso perché tutti sanno che il presidente non vota».Calato il sipario sul­­l’intervista, Porta a Porta ri­prende a ranghi allargati con l’immediata apertura di un nuovo fronte polemico. Il vice­presidente Fli, Italo Bocchino, liquida con una battuta l’ad­dio di Pasquale Viespoli al par­tito. «È andato via per invidia personale e per mancanza di prospettiva». Il capogruppo del neonato gruppo di Coesio­ne na­zionale replica pochi mi­nuti dopo.

«Per Italo posso pro­vare di tutto tranne che invi­dia. Quanto alla mancanza di prospettiva invece convengo con lui perché è evidente che un partito con Bocchino vice­presidente non ha alcuna pro­spettiva ».

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