Gli strani affari di Collina col commercialista-guardalinee

L’inchiesta pubblicata da Italia Oggi sul «palazzo degli affari degli arbitri», con particolare riguardo alle società di Bergamo e Collina ubicate presso lo studio del commercialista e guardalinee Stefano Papi, ha destato clamore. Eppure la Figc non vuole saperne di verificare la situazione: «L’incidente è chiuso se mai c’è stato», il messaggio spedito da via Allegri. Giancarlo Abete, il numero uno del pallone, è andato oltre riconfermando la sua totale fiducia «nelle qualità morali e comportamentali del designatore». C’è rimasto malissimo Carlo Tavecchio, vice presidente vicario nonché grande capo dei Dilettanti, che aveva subito chiesto chiarimenti. Un fuoco di paglia. Il giorno successivo, riferendosi alla spiega di Abete, s’è limitato a dire: «Ubi major, minor cessat». Per la cronaca Tavecchio è stato uno dei pochissimi in consiglio federale ad aver contestato l’entità del compenso a Collina, passato da 500 a 580 mila euro. Cosa volete, il costo della vita aumenta anche in tempo di recessione...
I fatti non sono di poco conto perché portano allo scoperto un intreccio di rapporti poco edificante sul piano etico ed estetico fra numerosi e illustri abitanti del pianeta calcio. Al commercialista Papi si rivolgerebbero ben 17 fra arbitri e assistenti, alcuni dei quali residenti a decine di km di distanza dalla sede dello studio, situato a Prato in via Alcide De Gasperi. Che faccia comodo averlo come consulente? Presso il suo indirizzo hanno sede le società di Collina e Bergamo. Quella del designatore in carica si chiama «The man in Black» e promuove l’immagine di personaggi dello sport, nel 2008 ha avuto utili per 520 mila euro e in pancia detiene azioni e obbligazioni pari a 1,7 milioni. In realtà il designatore possiede solo il 20% delle azioni, l’altro 80% è intestato a sua moglie, Giovanna Bertolini. Lui dice: «Non vedo proprio cosa ci sia di strano in questo mio comportamento. È dal 2001 che mi faccio curare gl’interessi da Papi». Di profilo immobiliare invece le società dell’ex designatore Bergamo che però ne ricava poco o niente.
Allo stesso indirizzo di Prato fanno riferimento altre due società immobiliari che interessano in prima persona Papi: l’Immobiliare Finanziaria Macovi, di cui il guardalinee-commercialista è amministratore unico e azionista al 32%, e l’Immobiliare Le Gemme, controllata al 33,5% dalla Macovi. Non ci sarebbe niente di anomalo se la Macovi non fosse a sua volta partecipata da Fidicontrol, una società di revisione presieduta da Carlo Alberto Steinhauslin implicato nel caso Parmalat con un’accusa di ricettazione. Curioso anche il fatto che nello studio Papi lavorino l’arbitro Stefanini con 30 presenze in Serie A e il vice presidente della sezione provinciale di Prato, Misson.
Da questo quadro scaturiscono alcune riflessioni: 1) Collina ha continuato a essere cliente dello studio Papi anche dopo la nomina a capo della Can di A e B che lo porta a designare Papi e Stefanini; 2) Papi non ha ritenuto di chiudere il rapporto professionale con Collina dopo il passaggio di quest’ultimo dal campo alla scrivania; 4) Papi ha avuto in sorte il Parma nonostante il collegamento con Steinhauslin.

E poi la domanda: Papi ha seguito le società di Bergamo anche nel periodo in cui quest’ultimo era designatore? Per la cronaca l’assistente di Prato anni fa non vide un gol di Pellissier in Chievo-Juventus e la scorsa settimana ha fatto annullare una rete regolare di Iaquinta in Genoa-Juventus. La Figc si tira da parte. E pensare che un’altra Figc voleva radiare Casarin per aver scritto un articolo sul fuorigioco senza autorizzazione. Altri tempi, altra etica, altri colpi sotto la cintura.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica