Sul blog di Ahmadinejad il sarcasmo degli iraniani

Hai un messaggio essenziale da comunicare al mondo, ma le televisioni ti snobbano e i giornali ti boicottano? Beh, te la puoi cavare aprendo un bel blog su internet. Ci pensano in tanti, ci ha pensato pure Mahmoud Ahmadinejad. L'intraprendente e comunicativo presidente iraniano nella sua foga di trasmettere idee e proclami alla Repubblica Islamica e al resto del mondo ha trascurato un solo particolare. Ha considerato il messaggio, ma non ha pensato alle risposte.
Forse sospettava qualche reazione dall'estero e dall’agitato mondo degli esuli, ma di certo non s'immaginava tante repliche stizzite da parte dei suoi concittadini. Purtroppo per il presidente, e per colpa di tanti ingrati iraniani, è andata proprio così. Prendiamo ad esempio la questione della benzina. Il presidente iraniano, consapevole di aver tra le mani un paese che nuota nel petrolio, ma non riesce, da venti e passa anni, a costruire una rete di raffinerie in grado di metter fine alle costose e penalizzanti importazioni di carburante ha razionato i consumi e bloccato seduta stante i guidatori più impenitenti.
Qualche protesta si era già vista, quando colonne di automobilisti infuriati avevano dato l'assalto alle stazioni di rifornimento. Poi anche quella rivolta a quattroruote sembrava essersi consumata. Macchè! Puntuale come un tg della sera il blog del presidente ci fa sapere che il malcontento è ben lontano dall'essersi stemperato. Anzi, come s'intuisce sbirciando tra le pagine del sito presidenziale, la rabbia sembra proprio in fase ascendente. I primi a curiosare con un po' d'impertinente malizia tra le risposte, trascurando le lettere di congratulazioni per il discorso alla Columbia University di New York, sono i giornalisti del quotidiano riformista Etemad.
I risultati non sembrano incoraggianti. Non almeno per il presidente. Sadegh Al Ibrahim, uno dei più arrabbiati, affetta i decreti presidenziali sulla benzina a colpi di tagliente sarcasmo. A sentir lui non c'era modo migliore per creare nuovi posti di lavoro. «Caro presidente prima nella nostra città c'erano solo due stazioni di rifornimento e una era sempre chiusa, ora grazie a te abbiamo almeno tremila venditori di benzina al mercato nero».
Un altro si presenta come «uno degli oltre cinquanta milioni di iraniani che non ha ti votato» e punta il dito contro le misure economiche che hanno trascinato il paese ad un livello di disoccupazione e inflazione senza precedenti.

«Invece di continuare i tuoi inutili viaggi nelle province del paese, invece di disseminare falsa propaganda usando i canali della televisione di stato e invece di propinarci notizie irrealistiche confezionate su misura dai tuoi consiglieri, perchè non ascolti la nazione, perchè non provi a prenderti cura dei problemi che stanno a cuore alla società». Per ora, nota Etemat, il presidente non sembra aver ancora trovato il tempo di rispondere.

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