"Sul palco vi scioccheremo". Soliti Idioti, sempre cattivi

Biggio e Mandelli hanno fatto pace e vanno in tour contro "l'agonizzante politically correct"

"Sul palco vi scioccheremo". Soliti Idioti, sempre cattivi

La correttezza forse passa di moda. La scorrettezza no. Dopo anni di assenza, i Soliti Idioti sono ancora attuali e difatti, dopo aver annunciato una tournèe che inizia il 7 aprile al Teatro Colosseo di Torino, si sono accorti che i biglietti andavano esauriti in fretta e hanno preparato il Fiodena Summer Tour da fine giugno a dopo Ferragosto.

Un ritorno in grande stile per la coppia che, con la sitcom di Mtv e con i due film successivi, ha creato gli hashtag di questa epoca. «I ragazzini ci hanno scoperto grazie a TikTok, che ha spillolato le nostre gag, e chi ci seguiva prima ci segue ancora» dicono Fabrizio Biggio, quello più alto, e Francesco Mandelli, quello più cattivo, che sono tornati a parlarsi dopo essersi sparlati addosso dieci anni fa: «C'è stato un riavvicinamento umano», conferma Biggio senza dilungarsi troppo su quella volta che, dopo tanti successi e tanti malumori, si erano ritrovati in un baretto per dirsele di santa ragione. «C'erano tanti non detti» riassume Biggio: «Siamo esplosi, avevamo covato troppo dopo essere stati una coppia artistica per dieci anni. E io sono stato il più granitico nella decisione: Non torneremo mai più insieme». Mai dire mai, ovviamente. Mandelli aveva già fatto qualche tentativo a vuoto prima che ci fosse l'incontro riparatore: «Eravamo stati convocati per una pubblicità - è sempre Biggio che ricorda - e ho trovato una persona che aveva fatto un percorso, così ci siamo scusati e siamo tornati i soliti idioti». Il diplomatico (in questo caso) Mandelli conferma che «la rottura è servita a diventare più forti. Ma se non ci volessimo bene davvero, probabilmente non ci saremmo ritrovati». Per la cronaca, il nome discende dal celebre Soliti ignoti di Monicelli con Gassmann, Mastroianni e Totò che è diventato un vademecum dell'italianità neorealista così come i Soliti Ignoti scalpellano i totem del politicamente corretto all'italiana che oggi è sotto gli occhi di tutti: le famiglie che non osano criticare i figli colpevoli, il cosiddetto (im)moralismo dei benestanti, la disinvoltura della Chiesa e il pioniere degli haters, ossia il personaggio di Biggio che, quando non è d'accordo, sillaba un monolitico «che cazzo dici?». Sul mondo gay, poi. Nel 2012 i Soliti Ignoti al Festival di Sanremo avevamo scatenato l'iradiddio nei panni di una coppia gay, sposata da Gianni Morandi, che poi si lanciava in una canzone con versi del tipo «Omosessuale, lo capisce anche mia nonna, che è lo stesso che esser donna, senza il ciclo mestruale». Figurarsi. Per l'allora vicepresidente del Pd Ivan Scalfarotto «le cose che abbiamo visto e sentito non sono ammissibili in nessun Paese civile» mentre Arcigay certificava che «una tv di stato che riduce i gay come macchiette vanifica decenni di battaglie». In realtà, per fortuna, non è stato così perché d'altronde la satira non ferma alcuna battaglia, tutt'al più la accelera. Allora forse i Soliti Idioti erano «troppo» avanti. Oggi sono puntuali. «Ora il politically correct è quasi agonizzante», per Biggio. Per Mandelli «l'ipocrisia del politicamente corretto scatena sempre tempeste sui social che però si riassumono in pochi tweet». Perciò, aggiunge Biggio, «nei nostri spettacoli faremo qualcosa di veramente hard per shockare il pubblico e dimostrare che, se dici qualcosa di politicamente scorretto, in realtà non succede nulla».

Dopotutto i Soliti Idioti non sono sovversivi, al massimo inopportuni. Ma piacciono. E piacciono anche a Fiorello, che ha voluto Fabrizio Biggio ogni mattina di fianco in Viva Rai2! e poi è stato il primo a «mandarci in onda di nuovo». Magari li andrà pure a vedere a Roma il 15 aprile ma solo, per carità, «con barba e baffi finti per non farsi riconoscere», come scherzano loro due.

Si vedrà uno spettacolo con «i nostri personaggi più famosi nella versione contemporaneizzata» perché, confermano in coro, «hanno ancora molto da dire». Saranno tante esibizioni in giro per l'Italia e si prevede una bella dose di indignazione che, come si sa, è sempre a senso unico. Biggio dice che «parleremo di cosa ci fa ridere, non vogliamo fottervi», mentre Mandelli sottolinea che «non c'è nulla di calcolato e non c'è paraculismo». La reazione social sarà il referto sulla salute del politicamente corretto e, se scoppierà il finimondo, allora starà ancora benissimo.

Per ora niente personaggi nuovi, che si vedranno in una serie sulla quale stanno già lavorando ma della quale, come al solito, non vogliono rivelare nulla. Di sicuro però prima della serie ci sarà un altro film, i Soliti idioti 3 perché «vogliamo diventare un appuntamento fisso come Una poltrona per due alla vigilia di Natale».

Quando parlano, Biggio e Mandelli confermano un equilibrio che può essere soltanto frutto di amicizia. Si alternano. Non si tolgono spazi. E mostrano la sintonia consapevole di chi ha imparato ad accettare anche i difetti dell'altro.

«Noi abbiamo iniziato perché volevamo trasformare in risate i nostri fastidi, volevamo ridere di ciò che ci sembrava ipocrita o assurdo. Oggi probabilmente siamo più contemporanei di prima». Di sicuro sono molto attesi, molto più di quanto i cosiddetti benpensanti si aspetterebbero. Altrimenti non ci sarebbero tanti tutto esaurito.

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