SULLA STRADA DEL PREDELLINO

Niente armata Brancaleone, niente arca di Noè. Si va verso il Popolo della libertà per Berlusconi presidente: tutti i partiti del centrodestra che accettano la proposta uniti sotto un unico simbolo. Al momento le trattative sono ancora in corso: anche An aderirà? Probabilmente sì. E l’Udc? Forse no. E i piccoli? E la Lega? Che accordi faranno? La situazione è fluida: se siete interessati all’argomento troverete all’interno tutti i pissipissibaobao che in queste ore, nei palazzi romani, eccitano gli animi più di quello che riuscirebbero a fare intere squadre di danzatrici del ventre. Ognuno, del resto, si diverte come può.
Non è vero dunque che Berlusconi correrà da solo, come qualcuno ha ipotizzato. Ma è vero, come ha più volte detto in questi giorni, che è necessario semplificare il quadro, evitare un’eccessiva frammentazione, non disperdere in mille rivoli la ritrovata unità della coalizione. Dunque: avanti popolo (della libertà). Del resto Berlusconi non ha mai rinunciato all’idea lanciata in piazza San Babila, con il famoso discorso del predellino, e forse oggi ci sono le condizioni per fare un passo decisivo verso la realizzazione di quel progetto.
La mossa ribalterebbe il tavolo che da troppe ore, ormai, è dominato dal «nuovismo» veltroniano. In fondo, si fa notare negli ambienti del centrodestra, il discorso del predellino risale al 18 novembre, esattamente ottanta giorni prima dell’apparizione di Veltroni nella grotta di Matrix (con tanto di inginocchiatoio). Novità per novità, quello realmente costretto a inseguire è stato Walter, anche se adesso i suoi cantori lo descrivono sui giornali come un Pantani o un Fausto Coppi in fuga solitaria. Fuga verso dove, poi? Considerata la fine dei due campioni, c’è da far scaramanzie.
Scherzi a parte, il leader del Pd ha dimostrato di essere davvero pericoloso. Ha poco da dire, ma lo dice benissimo. Fate caso come in pochi giorni è riuscito ad occupare la scena, quasi liberandola dall’imbarazzante presenza di Prodi: non si parla più dei guai provocati da ventidue mesi di sciagurato governo, né di salari né di prezzi o di tasse, e l’immondizia di Napoli è sparita (ma solo dai giornali). Visco e Padoa-Schioppa? Nascosti sotto il tappeto. Pecoraro Scanio? Chiuso nello stanzino. We can, noi possiamo.


Ormai si parla solo dell’Obama di Trastevere e della sua sfida: chi è il più nuovo del reame? Volto morbido, scorza dura: la decisione di fissare l’Election Day in una riunione del Pd e di imporlo a tutto il Paese è una prova di forza che va nella direzione opposta al tanto invocato dialogo. E anche al buonismo di facciata. Il centrodestra, di fronte a questo, che fa? Ce lo siamo chiesti per alcuni giorni. E pensare che la risposta, in fondo, c’era già il 18 novembre su quel predellino. Oggi si compirà.

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