Il suonatore di strada le suona a un passante, costringendolo a un calvario fisico e giudiziario. Per i giudici il Comune, che l'ha autorizzato a suonare (non a suonarle), non ha alcuna colpa? Il fatto è del 18 settembre 2016: in Piazza Castello un malcapitato chiede all'artista di abbassare il volume. Per risposta pugni e calci allo stimato professionista, residente in un palazzo della piazza. La Polizia locale interviene, ma tardi, le ferite sono così gravi che arriva il 118: ospedale e intervento d'urgenza al volto e all'occhio e, dopo un calvario durato mesi, postumi permanenti e l'uomo non è più in grado di svolgere la sua professione come una volta.
L'aggressore se la cava con una pena ridotta, ma il Comune? Non solo la lettera aperta al sindaco Beppe Sala è rimasta «morta», ma il Comune non ha mai ammesso alcuna responsabilità. E il giudice penale, al posto di perseguirlo, ne ha ammesso la costituzione di parte civile come parte lesa. Bastonato e defraudato. «L'artista era un pluripregiudicato e il Comune aveva già ricevuto segnalazioni dai cittadini per la sua aggressività», dice al Giornale il suo legale. Tanto che nel gennaio 2017, sempre su istanza del danneggiato, è stato sospeso dalle esibizioni per la sua «pericolosità sociale», ma da allora continua a esibirsi in pieno centro.
«Sarebbe meglio prevedere il deposito di un certificato di idoneità psico-attitudinale o un certificato sui carichi pendenti», dice l'avvocato. Tra il 2014 e il 2017 ci sono state 245 segnalazioni per volume eccessivo, ma l'Arpa non è mai stata coinvolta.
La Commissione per la verifica delle esibizioni degli artisti di strada istituita per l'Expo non è stata prolungata, ma da loro il Comune trae una sorta di profitto in termini di attrattività per il turismo: solo di tassa di soggiorno nel 2016 Milano ha incassato 41,5 milioni di euro. Musica per le casse del Comune, ma a restare suonati sono i poveri milanesi.
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