Qualche monaca eremita ha preferito rimanere a pregare in convento invece di raggiungere Benedetto XVI in Duomo. Sono romite ambrosiane della Bernaga, che per farsi perdonare hanno dipinto e ricamato la stola rossa che il Papa indossava per la preghiera con sacerdoti, religiose e religiosi. Grate fitte, la scritta «Dio mi basta » davanti al limite invalicabile della clausura, la decisione di rimanere chiuse anche questa volta. Eccezioni.
Decine e decine di monache di clausura si sono invece messe in viaggio «per incontrare papa Benedetto in questo momento difficile ». Metropolitane, treni, passante ferroviario e passeggiate per le più sportive. Pulmino e auto privata per le agée : «Un aiuto da amici benefattori».Per tutte l’eccitazione di una giornata diversa dalle altre.
Sono le donne del Papa. Fedelissime. Anche, soprattutto quando il gioco si fa duro e la parola «tradimento » corre di bocca in bocca. Hanno accettato per un giorno lo sconvolgimento delle regole di vita, l’orario della Messa che cambia dopo giorni, mesi, anni sempre identici. E poi quel frastuono, il cicaleccio delle voci, una prova di resistenza per chi ha fatto del silenzio una regola d’oro. «Ma ci hanno rispettate, ci hanno messe in una posizione tranquilla, da dove siamo anche riuscite ad avere il Papa vicinissimo» racconta entusiasta madre Emanuela, priora del Carmelo di Milano.
Ogni monastero ha mandato le sue inviate. Ce ne sono di ogni ordine e abito. Arrivano per tempo, si siedono nel transetto riservato solo a loro, in attesa dell’Ora media che si celebra alle 10 con il Pontefice. Tutte, in un modo o nell’altro, spiegano di essere qui per far sentire la propria vicinanza al Santo Padre. Il discorso del Pontefice non nega le tribolazioni: «È l’ora terza. Gesù Signore sale ingiuriato la croce ». Dove quell’«ingiuriato » risuona sottolineato con uno stilo di voce.
Madre Diletta, Adoratrici perpetue di Seregno, abito bianco e rosso sgargiante, rivela l’inesperienza delle strade del mondo: «È la prima volta che usciamo, è una cosa speciale». Un consiglio al Papa? «Io, consigliare il Papa? Lo vedo molto fiducioso e gioioso. Gli consiglio di mantenere fiducia e speranza, perché lì di sopra il Signore ci protegge». Anche Suor Gabriella, clarissa, è uscita dalla clausura: «Il Papa continui così, con la sua fede. Siamo qui anche per essergli vicine in questo momento difficile».
Un evento eccezionale? «È la prima volta in 560 anni che usciamo » cinguetta una romita ambrosiana del Sacro Monte di Varese: «È un momento in cui si deve vedere l’appartenenza e seguire la parola ». Un’altra saltella entusiasta: «Abbiamo toccato il marmo su cui ha celebrato sant’Ambrogio». C’è chi tiene gli occhi fissi a terra ma con gentilezza non si rifiuta: «È una grande emozione, come grande è il desiderio di essere vicine al Papa». Suor Maria Teresa, carmelitana, è entusiasta del Pontefice e delle sue parole: «Ci rappresenta Gesù e l’abbiamo visto da vicino! È una presenza molto umile e molto grande. Un papa teologo. E un santo Papa. Per questo le sue omelie sono semplici, nel senso più bello della parola».
Alla fine Benedetto si precipita dai malati in prima fila, li accarezza sul volto uno a uno e loro gli si buttano letteralmente tra le braccia, finché non arriva padre Georg a ricordare al Papa l’impegnativa tabella di marcia che lo vuole tra gli ottantamila ragazzi radunati a San Siro. Ma ci sono i seminaristi, che lo attendono allegri davanti alla sacrestìa. Il Papa li incoraggia, prima di andare via sulla pedana mobile.Non mancano le note rosso porpora. Un pulmann così di solito scarica turisti col cappellino, in vena di vacanze.
E invece davanti all’ingresso laterale del Duomo ecco zucchetti rossi, vescovi e cardinali da tutto il mondo sobriamente in fila per la preghiera con il Papa. Qualcuno ha anche avvistato tre giovani suore con gli occhi sgranati davanti alle vetrine di Max Mara. È proprio una giornata speciale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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