«Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici. Non importa, realizzali». Con tutta probabilità, ieri, alla scomoda solitudine di Guido Bertolaso, rimasto alla sua scrivania per predisporre il piano neve in vista di quei quattro fiocchi bianchi attesi sulla Capitale, sarà tornata più di una volta di conforto questa frase da lui tanto amata. Uno scampolo di amara, quanto sconvolgente saggezza, tratto dalle Preghiere di Madre Teresa di Calcutta.
Se la sarà ripetuta a memoria, quella massima, il nostrano Superman delle emergenze, adesso che una certa sinistra bacchettona e prude, da troppo tempo digiuna di nuove e sudaticce cronache su «Papi» ed escort pugliesi, è ritornata a eccitarsi, e magari anche a «toccarsi», sfogliando ordinanze, compulsando registrazioni e sognando il tintinnar di manette. E lavrà risillabata in silenzio, a mente, Bertolaso, adesso che una magistratura apparentemente più appassionata degli angusti scorci offerti dai buchi delle serrature, che non di una più spaziosa verità, sta rimestando nella sua vita privata.
A questultimo sport italico, che di certo non lo appassiona, Bertolaso deve averci del resto fatto il callo, considerati i numerosi esercizi di malelingue riversatisi nel tempo su di lui - sotto forma di articoli, libri o servizi tv -, ma guarda caso unicamente da quando laitante sessantenne medico romano in perenne felpa blu, orlata di tricolore, è entrato a far parte, come indiscussa «punta», della squadra di Silvio Berlusconi. Mentre finché lo era stato, con analoghi incarichi, in quella di Romano Prodi... Beh, tuttaltra musica, almeno fino a quando non si scontrò (e si dimise) sul problema della monnezza con quel bel campione del nulla dellex ministro dellAmbiente, Alfonso Pecoraro Scanio.
Con la loro prosa forzosa, le malelingue hanno tentato di far passare per colpa anche il suo innocuo essere socio del Golf Club Olgiata, così come del Rotary sezione Parioli. Per non dire dei «terribili» sospetti adombrati per essere stato in società con parenti della moglie, Gloria Piermarini, architetto paesaggista, in un business immobiliare. Nel «mattone»? E perdipiù a Roma, «vituperio delle genti» ben oltre la dantesca Pisa? Scandalo! Malelingue che si sono di recente inventate, chissà come e chissà perché, uninesistente parentela - nientemeno che nipote diretto - con il cardinale Camillo Ruini. Circostanza peraltro subito smentita «con stupore» (immaginiamo divertito) dallalto prelato. Ma si sa che scripta manent. E lo scopo è comunque raggiunto. Quasi a voler puntare il dito e accusare: «Ecco, tutto spiegato, capito perché Bertolaso è diventato così potente?».
Privo invece comè di qualsivoglia ascendenza cardinalizia in grado di avvicinarlo al Cielo - quello con la «C» maiuscola - Bertolaso è nato il 20 marzo 1950 nella Capitale alla luce di altre e ben più terrene stellette, quelle del generale Giorgio, pilota di origini vicentine (già presidente onorario dellAero Club Latina) famoso per aver fatto alzare in volo nel 1963 lF-104, il primo Starfighter dellAeronautica italiana, velivolo rimasto in attività per mezzo secolo, nonché a lungo fedele compagno di giravolte delle Frecce Tricolori. Non sarà quindi un caso se almeno un po (un bel po) di quella disciplina militare respirata in famiglia è rimasto nei cromosomi del numero uno della Protezione civile, sempre pronto a scattare - «Obbedisco!» -, sorta di moderno Garibaldi in felpa blu, alla risoluzione delle più diverse emergenze. In Italia come allestero.
E proprio il mondo, ha confessato lui in unintervista, rimane la sua vera e grande passione. Specie in quei rarissimi momenti in cui si ritrova inattivo, magari a casa, finalmente con le sue adorate figlie Olivia e Chiara. «Allora afferro un atlante, lo apro e mi metto a sognare rotte alla volta di terre e mari lontani». In special modo verso quei luoghi disperati, scomodi e malsani, come il Burkina Faso e il Mali dove lui, medico appena laureato a pieni voti (l11 settembre 1977) alla Sapienza, si catapultò per poter applicare quanto aveva appreso nel suo master in malattie tropicali conseguito a Liverpool.
Appunto, la «sua» Africa. Forse, in queste ore, lui ci starà ripensando.
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