Susan, la grafica geniale che ha rivoluzionato i pc

Kare era una scultrice prestata all'informatica "Steve Jobs mi disse: Ci siamo, inizi domani"

Susan, la grafica geniale che ha rivoluzionato i pc

Il suo nome non vi dirà molto, ma andrebbe santificato da chi ogni giorno accende un computer. Se non ci fosse stata Susan Kare, lavorare con programmi di scrittura, ma anche di grafica e calcolo, sarebbe stato un inferno. È questa signora, nata a Ithaca nel 1954 che ha dato un sorriso al Mac di Steve Jobs, disegnando quella suite d'icone con le quali sappiamo dove cliccare quando dobbiamo scrivere, disegnare o avviare un filmato.

Era il 1981 e Susan Kare era un'aspirante scultrice di 27 anni. Fu chiamata a Cupertino, alla corte di un tale Steve Jobs, geniale e irascibile studente fuoricorso d'ingegneria informatica che si era messo in testa di progettare il primo personal computer, facile da usare, in ufficio come a casa. A Jobs, però, mancava un sistema operativo semplice e intuitivo. Susan gli fece vedere i disegni stilizzati degli oggetti che lei da anni eseguiva su quadernetti a quadretti. «Steve li guardò uno a uno. E, rompendo uno scomodo silenzio, mi disse: Ci siamo quasi, Susan. Inizi domani», racconta a Il Giornale Susan Kare al telefono dalla sua casa di San Francisco. Con quei quadernetti, la giovane newyorkese avrebbe creato una suite d'icone che hanno rivoluzionato la grafica dei personal computer. «Un computer rivoluzionario con uno schermo usato come interfaccia. Per impartire comandi bastava un clic sulle mie immagini. Come si fa ancora oggi». E senza immaginarlo, questa 27enne scultrice sconosciuta, disegnava una pagina importante dell'Information technology.

Erano i primi anni Ottanta, l'America si era lasciata alle spalle il Vietnam, e a sud di San Francisco, dai tanti anonimi garage e capannoni, uscivano scintille e idee. Si creava, saldava, assemblava prodotti che avrebbero fatto la fortuna di aziende come Apple, Cisco, Oracle, Xerox e HP. All'epoca gli unici ad avere costruito un computer, grande come un forno da cucina, erano stati gli ingegneri in scarpe da tennis dell'Ibm, sulla costa Est. Mancava, però, un sistema operativo facile da usare perché ogni comando era una stringa di 60 codici, lettere e numeri. Indecifrabile, persino per i nerd. «È divertente leggere che prima che esistessero i social media, moltissime persone, in ufficio o a casa, passavano infinite ore con il solitario Microsoft Windows usando le carte che io avevo progettato», dice Susan con una mezza risata. Perché lei, modesta e curiosa, non solo ha realizzato la grafica del primo gioco per pc, ma ha soprattutto reso divertente l'accensione di un personal computer, con quelle icone colorate che ci salvano dagli impossibili linguaggi informatici. The Time ha scritto che «ha dato stile e personalità, e anche un senso di umorismo, all'oggetto più utilizzato al mondo».

Decisivo fu l'amico di liceo di Susan, Andy Hertzfeld, programmatore della neonata Apple e collega di Steve Wozniak. Le chiese di creare la grafica per un nuovo sistema operativo. Lei portò i famosi quadernetti a quadretti con una serie d'icone, quando non si chiamavano ancora icone. «Ogni quadrato rappresentava un pixel del monitor racconta Susan -. Un dito puntato significava Incolla. Un pennello simboleggiava Dipingi, una gomma Cancella, le forbici dicevano Taglia e la bomba avvertiva: Riavvia». Era iniziata l'era del Mac OS, il famoso sistema operativo dell'Apple con la grafica bitmap, una tecnica per descrivere un'immagine in formato digitale che si contrappone alla grafica vettoriale. «Era un matrimonio tra puro artigianato e metafore. Pennarelli colorati che disegnavano su fogli a quadretti, griglie d'icone sedici per sedici e trentadue per trentadue pixel sullo schermo. Io scultrice e pittrice e Andy, ingegnere. Alla mia grave mancanza di esperienza nei computer, compensavo con la conoscenza visiva».

«Alla fine era tutta una questione di mosaici e mezzopunto e altre forme d'arte pseudo digitali, che utilizzavo da anni ancor prima di conoscere Steve». Susan divorò manuali di simboli antichi, dai romani ai vichinghi. Uno aveva una forma simpatica. Sui cartelli svedesi da campeggio indicava «luogo interessante». «Non fu sempre un gioco, però. Disegnare un foglio di carta per dire Apri foglio di scrittura era semplice, come un pennello per dire Dipingi. Il problema era azioni più complesse come Copia. Scartai l'idea della fotocopiatrice, poi pensai a due fogli sovrapposti ma visibili, in modo che trascinando il file sul simbolo, in automatico si copiava». A Susan dobbiamo anche una serie di caratteri di scrittura Mac originali, come il Ginevra, il Chicago e il Cairo e, soprattutto, il santissimo meccanismo che, in automatico, salva il documento che si sta scrivendo.

E se il Mac nei suoi quattro decenni di vita si è rivelato un oggetto così rivoluzionario, una scintilla per l'immaginazione, tutti i discepoli di Jobs e no, gli utilizzatori di smartphone e tablet, devono chinarsi davanti a Susan Kare. Perché se Xerox ha avviato l'idea del desktop (lo schermo) con le icone che comandano l'hard disk, è stata Apple a diffonderlo.

Conclusa l'esperienza con Jobs, ha disegnato icone per Microsoft, Facebook e, ora, Pinterest, di cui è direttrice creativa.

La presenza di emoji (simboli pittografici in telefonini ed email) e gif (formato per immagini di tipo bitmap, derivati dal lavoro di Susan) nelle grafiche di Pinterest, Instagram e Snapchat è un evidente segno che quelle rivoluzionarie icone visive, create da una ventisettenne scultrice americana, hanno vinto. E i quadernetti a quadretti di Susan con le primitive icone sono ora al Moma d New York, a fianco del Macintosh.

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