Washington - Eliminato il nemico pubblico numero uno, Osama bin Laden, gli Stati Uniti guardano al futuro cercando una via d'uscita dall'Afghanistan. Ma lo fanno, paradossalmente, cercando un'intesa con gli "amici" del defunto leader di al Qaida, i talebani. Proprio loro. Quei famigerati tagliagole che per anni avevano terrorizzato Kabul e dintorni, fino a fornire supporto logistico e protezione alla rete del terrore dello "sceicco del male", presto potrebbero diventare interlocutori affidabili... La Casa Bianca non nasconde la propria ferma volontà di riportare a casa le truppe, sia per chiudere un fastidioso fronte di guerra, sia per risparmiare un bel po' di soldi. Il Washington Post rivela oggi che la Casa Bianca starebbe accelerando le trattative dirette con i talebani, aviate diversi mesi fa. La speranza - scrive il quotidiano Usa - è di poter permettere a Obama di annunciare progressi verso una soluzione della guerra afghana quando verrà avviato il ritiro delle truppe in luglio. Un rappresentante americano ha partecipato ad almeno tre incontri in Qatar e Germania con un esponente afghano considerato vicino al mullah Omar, leader indiscusso del gruppo. Uno degli incontri si è svolto "otto o nove giorni fa", dopo l’uccisione di Bin Laden.
Nessun commento da Washington Il dipartimento di Stato per ora non commenta le indiscrezioni trapelate sino ad ora. Gli Stati Uniti "hanno un ampio spettro di contatti attraverso l’Afghanistan e la regione, su vari livelli... non entreremo nei dettagli", ha riferito il portavoce Michael Hammer. I colloqui con i talebani, scrive ancora il Post, procedono su diversi binari, compresi intermediari non governativi e governi arabi ed europei. I talebani hanno sottolineato la loro preferenza per negoziati diretti con gli americani e hanno proposto di istituire un loro ufficio formale, probabilmente in Qatar.
Le richieste dei talebani I colloqui esplorativi avrebbero registrato significativi progressi sul piano della sostanza e della volontà d’impegno reciproca. I talebani, a quanto si apprende, hanno trasmesso una lista di domande. Fra queste vi sono la liberazione di una ventina di detenuti a Guantanamo (otto dei quali considerati di "alto valore" dagli americani e due scelti per processi davanti a commissioni militari), il ritiro di tutte le truppe straniere dall’Afghanistan e un ruolo sostanziale per i talebani nel governo afghano.
Il ruolo di Kabul Gli americani non intendono negoziare da soli con i talebani. Insistono che la trattativa sia guidata dal governo di Kabul. Al momento "gli afghani sono stati pienamente informati" dei contatti Usa-talebani, spiega una fonte americana, mentre i pachistani sono stati informati "solo parzialmente". In passato alcuni approcci con i talebani erano andati a vuoto perché portati avanti da persone che non avevano alcuna rappresentanza. Questa volta, però, pare che l’amministrazione Obama sia più sicura dei propri interlocutori: la convinzione è quella di aver avviatio dei contatti con persone che hanno una linea diretta con il mullah Omar e una influenza nel consiglio dirigente dei talebani.
L'ufficio chiesto dai talebani Non si sa ancora come andrà a finire la trattativa per quanto riguarda la questione dell'ufficio di rappresentanza, chiesto dai talebani.
Dagli Usa trapela l'indiscrezione che potrebbe trattarsi di "un ufficio Onu di sostegno". Alcuni credono che la preoccupazione principale dei talebani è affrancarsi dalla mediazione del Pakistan, di cui ormai si fidano poco. E in fondo anche gli Usa si fidano sempre meno di Islamabad...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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