da Roma
Se avesse immaginato che accettare un passaggio dal vicepremier Francesco Rutelli sul lussuoso volo di Stato che in poco più di un’ora ha trasportato lui e suo figlio da Salerno sui circuiti della Formula 1 di Monza, Clemente Mastella sarebbe rimasto forse sul divano di casa sua a guardare il Gran premio trasmesso in televisione.
Non avrebbe costretto così il vertice politico italiano a prendere le sue difese, il suo ufficio stampa a fare ricorso ad allarmanti sigle come L1, che corrispondono ai massimi livelli di sicurezza a cui è necessario sottoporre il nostro Guardasigilli, comunicati poi smentiti dallo stesso Rutelli che ha voluto spiegare che Mastella su quel volo c’era non per chissà quali motivi di sicurezza ma perché gli aveva voluto dare un semplice passaggio. Se fosse rimasto a casa Mastella avrebbe anche evitato di offrire a Marco Travaglio, giornalista ipercritico nei confronti dei politici di destra e di sinistra, di scrivere dalla colonne dell’Unità che «in qualunque altro Paese del mondo dopo le cose scritte dall’Espresso qualsiasi ministro si sarebbe dimesso». Chiedendosi anche perché in Italia «nessuno gliele chiede, neanche l’opposizione?». Tutti invece, e molti dal centrodestra, continuano a offrire solidarietà. Così, dopo il presidente del Senato Franco Marini, che pur di difenderlo si è preso i fischi dei suoi vecchi amici democristiani dell’Udc, anche il presidente dell’altro ramo del Parlamento si sente in obbligo di giustificarlo. «I viaggi di Stato devono essere circoscritti - afferma Fausto Bertinotti ieri mattina all’Aquila per inaugurare la nuova aula del Consiglio regionale - ma è una sciocchezza trascurare questioni di sicurezza e di rappresentanza pubblica. Se ci sono prescrizioni normative che lo giustificano, non c’è ragione per fare uno scandalo». E ripete il suo invito a evitare «polveroni». La pensa diversamente un altro ministro del governo Prodi, Fabio Mussi, che parlando ai margini dell’assemblea nazionale del suo nuovo partito nato dallo strappo con i ds, Sinistra democratica, evita di lanciare accuse dirette ma sottolinea che lui «di norma usa aerei di linea o il treno». «Sono favorevole a comportamenti sobri, molto sobri», rimarca.
Gli attacchi gli sono arrivati più dal centrosinistra che dal centrodestra, lamenta lo stesso Guardasigilli nel corso di un intervista concessa al Quotidiano nazionale: «Mi sembra evidente. C’è un ala del Partito democratico che colpisce Prodi per fottere me». Dopo aver sottolineato che la cosa singolare è che malgrado sul volo ci fosse Rutelli con moglie, un altro deputato con figlio, gli unici scatti in circolazione sono i suoi. «Perché hanno fotografato solo me?», si chiede. Insomma parla ormai da giorni di una vera e propria trappola della cosiddetta sinistra moderata: «Vogliono far cadere il governo. Vogliono intimidirmi per crearmi problemi e farmi inciampare. Io comunque sono sereno e vado avanti tranquillo: ho trent’anni di esperienza alle spalle. Non indietreggio di fronte a questi ricatti o tentativi di intimidazione. Sia chiaro, laddove salti il governo, salta la maggioranza. Non è che isolando me isolano un virus particolare».
Esclude che il tiro mancino possa essere arrivato da colleghi come lo stesso Rutelli e non ha nessun ripensamento sulla vicenda del volo. Assicura infatti che anche con il senno di poi lo rifarebbe: «Non ho leso nessun diritto... Piuttosto, è corretto che siano stati fotografati gli uomini della mia scorta? O che ci sia un fotografo nell’area dell’aeroporto? Su questo i parlamentari dell’Udeur presenteranno un’interrogazione a risposta orale, in modo che venga Prodi o chi per lui a illuminarci». Ma è pronta un’altra interrogazione che potrebbe sollevare nuovi polveroni.
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