Rispetto ad altre maison culto di quella terra leggendaria che è la Champagne, Taittinger è relativamente giovane. È stata infatti fondata nel 1932, quando Pierre Taittinger acquista il castello della Marquetterie, del quale si è innamorato anni prima, quando era il quartiere generale dell'esercito francese nella battaglia della Champagne nella prima guerra mondiale e lui un ufficiale. Pierre rileva anche la maison Forest-Fourneaux, fondata nel 1774 e inizia una storia di successo ed eleganza.
Oggi Taittinger è a buona ragione un marchio di riferimento di questo territorio e la maison e la bellissime cantine gallo-romane sotto la semidistrutta abbazia di Saint-Nicaise sono visitate da 60mila persone ogni anno. L'azienda dispone di uno dei più ingenti patrimoni di vigne, 288 ettari distribuiti su 37 cru soprattutto nelle aree della Montagne de Reims e della Côte des Blancs. Uve destinate ai vini di maggiore spessore, mentre per gli altri si fa ricorso anche a uve acquistate da piccoli vignaioli locali, comunque severamente seguiti nella filiera produttiva. Per garantire la maggiore integrità dell'uva, Taittinger dispone di tre cantine in tre zone diverse, ciò che minimizza i tempi di trasporto.
Taittinger, che da qualche tempo è distribuita in Italia da Domori, azienda di cioccolato di alta qualità del gruppo Illy, ha nello Chardonnay il suo vanto. Lo stile aziendale è mirato all'eleganza, che si ottiene attraverso una spiccata mineralità e sapidità. Dieci le cuvée prodotte. Nella nostra degustazione ci hanno particolarmente colpito il Prélude Grands Crus, Chardonnay e Pinot Noir fifty fifty con solo vino da prima spremitura, nervoso e sofisticato.
E il Blanc de Blancs Comtes de Champagne 2006, uno Chardonnay in purezza prodotto solo in annate straordinarie, con un naso che è un prontuario di sensazioni differenti e la bocca matura e piena. Piccoli capolavori crescono.
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